Dodici anni di reclusione per omicidio preterintenzionale. Questa la condanna inflitta nel pomeriggio di oggi a Valentina Aguzzi, la 44enne che nel marzo del 2016 ha ucciso il compagno, Mario Sorboli, ferendolo a una gamba con una katana, una spada giapponese con cui gli ha tranciato l'arteria femorale facendolo morire nel giro di pochi minuti.

La sentenza è stata emessa dai giudici della Corte d'Assise di Milano.

Questa mattina aveva preso la parola il pm Silvia Arduini, che ha sollecitato una condanna a 14 anni di carcere per la Arduini, la quale quando ha lanciato la katana "non immaginava che l'uomo sarebbe morto, ma era accecata dalla rabbia e ha accettato le conseguenze di quel gesto, salvo poi pentirsene subito dopo".

Per il pm, dunque, la donna andava condannata con l'accusa di omicidio volontario "con dolo eventuale" per aver ucciso Sorboli, con il quale aveva una relazione turbolenta.

Il pm ha chiesto alla Corte il minimo della pena e la concessione delle attenuanti generiche perché la 44enne "è stata onesta, ha detto la verità e ha cercato di rimediare a quello che aveva fatto".

Il difensore, l'avvocato Giovanni Lucido, invece, ha insistito sulla tesi del tragico incidente. La sua assistita in aula aveva raccontato di non aver mai avuto intenzione di fare del male al compagno, con il quale aveva litigato per l'ennesima volta perché in casa non c'era nulla da mangiare. "Gli ho detto che non ce la facevo più - ha spiegato - e che mi sarei uccisa io. Ma lui non ha avuto nessuna reazione e allora gli ho lanciato addosso il coltello".

E poi: "L'ho tirato come se avessi in mano un righello - ha proseguito - o un qualsiasi altro oggetto".

Ma quando si è accorta che l'uomo era ferito, gli avrebbe stretto un'asciugamano intorno alla gamba per fermare l'emorragia e ha chiamato i soccorsi.

"Non credevo che sarebbe morto - ha raccontato - ho pensato che si potesse salvare".

(Redazione Online/m.c.)

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