Dopo il referendum per l'indipendenza di domenica - dove hanno votato circa due milioni di persone, di cui il 90% si è espresso per il sì - oggi in Catalogna è stato proclamato, da oltre 40 sigle sindacali, uno sciopero "per la grave violazione del diritto e delle libertà".

Il riferimento è alle oltre 800 persone rimaste ferite durante gli scontri tra cittadini ed esponenti della Guardia Civil, che hanno tentato di impedire agli abitanti della regione di votare.

Alla mobilitazione hanno partecipato 300mila persone solo a Barcellona, come riferito dalle stime della polizia municipale.

Ma decine di altri cortei sono stati organizzati anche a Girona, davanti a scuole, istituzioni e caserme di polizia: 24 manifestazioni hanno interrotto stamattina la circolazione su diverse strade e autostrade della Catalogna, come la AP-7 o la C-32, provocando in alcuni casi code di oltre 10 chilometri.

Ha annunciato la sua partecipazione anche l'FC Barcellona: "Nessuna delle nostre squadre professionistiche, né giovanili, si allenerà martedì mattina", ha reso noto il club in una nota.

A opporsi allo sciopero sono invece le due principali sigle sindacali del Paese la Ugt (Unión General de Trabajadores) e le Comisiones Obreras (CcOo), che hanno espresso una posizione fortemente contraria al referendum: "In nessun caso avalleranno posizioni che diano copertura" a una dichiarazione unilaterale di indipendenza, hanno fatto sapere le due organizzazioni dei lavoratori.

Allineandosi di fatto con le posizioni espresse dal premier spagnolo Mariano Rajoy, che ha definito il voto una "messa in scena" della democrazia, sottolineandone il suo carattere illegale.

SOLIDARIETA' A MADRID DA PARTE DEI LEADER EUROPEI - Ieri sera Rajoy ha avuto una serie di conversazioni telefoniche con diversi leader europei, che hanno assicurato che "la determinazione dell'esecutivo di fermare il referendum in Catalogna contribuisce a mantenere la stabilità nell'Ue".

Lo ha comunicato la Moncloa in una dichiarazione, in cui si sottolinea che Rajoy ha parlato con i presidenti della Commissione europea, del Consiglio e del Parlamento europeo, Jean Claude Jucker, Donald Tusk e Antonio Tajani.

Il premier spagnolo ha anche avuto modo di confrontarsi con il presidente francese Emmanuel Macron.

A tutti ha espresso la sua gratitudine per la difesa dell'ordine costituzionale in Spagna e li ha assicurati che il referendum in Catalogna è stato un "fallimento".

PUIDGEMONT CHIEDE LA MEDIAZIONE INTERNAZIONALE - Intanto il presidente della Catalogna Carles Puigdemont ha convocato una riunione straordinaria del governo per decidere la strategia del "dopo referendum".

Secondo quanto disposto dalla legge del referendum approvata lo scorso agosto dal Parlamento il prossimo passo dovrebbe essere la proclamazione dell'indipendenza.

La linea decisa dall'esecutivo catalano sembrerebbe però quella del dialogo.

Puigdemont ha detto che è "il momento di una mediazione internazionale" con Madrid e ha chiesto all'Unione europea di "smettere di guardare dall'altra parte" e di favorirla.

"Oggi non dichiaro l'indipendenza, chiedo una mediazione", ha affermato: "si deve creare un clima di distensione che la favorisca".

(Redazione Online/F)

LE PAROLE DEL PREMIER SPAGNOLO RAJOY DOPO IL VOTO:

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