A tre mesi dalle sue dimissioni dall'incarico di primo Revisore generale del Vaticano, Libero Milone racconta la sua verità su quanto accaduto.

Non si è trattato di una sua decisione, ha spiegato in alcune interviste, ma "sono stato minacciato di arresto".

Milone tira in ballo monsignor Angelo Becciu, il prelato sardo che in Vaticano ricopre l'incarico di sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato: "Quel 19 giugno ho incontrato monsignor Becciu - spiega Milone - il quale mi ha riferito che la fiducia che il Santo Padre aveva nei miei confronti si era incrinata e si chiedevano quindi le mie dimissioni".

L'ex revisore era rimasto "allibito" perché "nessuno dei motivi che aveva riscontrato erano credibili, si trattava solo di prove costruite per trarre in inganno".

Invitato a raggiungere la gendarmeria, era stato interrogato, poi il suo ufficio era stato ispezionato e alcuni documenti sono stati sequestrati.

"Pretendevano da me una confessione, ma non ho idea a proposito di quale argomento, mi hanno minacciato con l'arresto affinché presentassi le mie dimissioni".

Milone, di origine olandese, era stato nominato proprio da Papa Francesco nel maggio 2015 con l'incarico, della durata quinquennale, di rivedere i conti di oltre 100 enti della Curia e delle istituzioni legate alla Santa Sede.

"I miei rapporti col Papa sono sempre stati buoni - dice Milone - eppure nell'ultimo anno mi hanno impedito di vederlo, con varie scuse". Forse, spiega, "per non raccontargli ciò che sapevo".

Ma il Vaticano non è rimasto in silenzio, e la sala stampa ha diramato una nota in cui si parla di "sorpresa e rammarico" per le dichiarazioni dell'ex Revisore: "In questo modo - si legge - egli è venuto meno all'accordo di tenere riservati i motivi delle sue dimissioni".

E poi l'affondo: "Risulta purtroppo che l'ufficio diretto da Milone, esulando dalle sue competenze, ha incaricato illegalmente una società esterna per svolgere attività investigative sulla vita privata di esponenti della Santa Sede".

"Questo - conclude il comunicato - oltre a costituire un reato, ha irrimediabilmente incrinato la fiducia riposta nel dottor Milone, il quale, messo davanti alle sue responsabilità, ha accettato liberamente di rassegnare le dimissioni".

(Redazione Online/s.s.)
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