Prima abusata dal padre, poi dall'educatrice del centro per minori che avrebbe dovuto aiutarla.

Infine, tradita dalla giustizia lenta, che ha fatto andare in prescrizione i reati e ha graziato i suoi aguzzini.

È l'incredibile storia di Floriana, nome di fantasia.

Nel 2001 la ragazza ha 16 anni, e viene affidata a un centro minori alle porte di Torino in seguito agli abusi sessuali che aveva subito dal padre.

L'educatrice che dovrebbe aiutarla, 20 anni più grande di lei, diventa un'altra carnefice: la costringe ad atti sessuali con il marito e con l'amante, orge comprese.

Fino a quando Floriana non trova il coraggio di rivolgersi a un'altra educatrice del centro, che la aiuta a denunciare tutto alle autorità.

Il processo lumaca inizia nel 2002.

Cinque anni per il primo grado, che si chiude con le condanne degli imputati nel 2007. Quasi dieci per l'appello, la cui sentenza arriva nel 2016.

Poi la beffa, la sera del 21 settembre scorso: la Cassazione annulla la sentenza della Corte d'Appello per intervenuta prescrizione, e gli aguzzini della giovane restano in libertà, impuniti.

Salvo il marito dell'educatrice, morto suicida.

Il presidente della Corte d'Appello di Torino, Arturo Soprano, ha affermato che nel processo sono emerse "alcune anomalie".

Il magistrato ha iniziato a fare gli accertamenti: "Per ora abbiamo avuto un pm solerte, che ha chiuso in fretta le indagini preliminari, un processo di primo grado con tempistiche da lumaca, un vuoto tra il 2007 e il 2013, e tre anni per fissare un'udienza. Se dovessero ravvisarsi delle responsabilità prenderemo provvedimenti".

(Redazione Online/L)
© Riproduzione riservata