Matteo Boe è un uomo libero: il rilascio dopo 25 anni
L'alba del primo giorno della nuova vita di Matteo Boe inizia con uno scrosciante diluvio estivo.
Quello che si è abbattuto, questa mattina, su Milano e sulla sua periferia dove sorge, tra una superstrada e la campagna, il carcere di Opera.
Qui l'ex primula rossa, condannato per i sequestri che sconvolsero la Sardegna negli anni Ottanta, ha trascorso l'ultima parte della sua pena: 30 anni, poi ridotti a 25.
E da qui, alle 10.40 del mattino, mentre la pioggia lasciava finalmente il cielo al sole, l'ex bandito di Lula si è lasciato alle spalle la cella, pronto a ricominciare da uomo libero.
Una 500 L di colore grigio, guidata da una donna, è passata a prelevarlo, schivando gli sparuti cronisti, tra cui quelli de L'Unione Sarda, assiepati davanti alle sbarre della casa circondariale.
Caricato l'ospite, più magro e più brizzolato di quello immortalato anni fa durante il processo, l'utilitaria ha fatto inversione, superando i cancelli, scortata da un'auto della polizia penitenziaria.
Boe, seduto sul sedile del passeggero, si è chinato per farsi schermo.
Quindi, a un cenno degli agenti, la 500 si è fatta largo, allontanandosi a tutta velocità.
Non una parola, non un commento, non un cenno dall'ex detenuto.
Troppa l'urgenza di allontanarsi dal passato e accelerare verso il futuro.
"È sicuramente un uomo cambiato - commenta uno dei detenuti, uscendo dal carcere in permesso - e non potrebbe essere diversamente". E a cosa pensasse di quel compagno di sventura ha rispsto: "Vent'anni di detenzione ti cambiano per forza, come è successo a me".
Poi la chiosa: "Ho avuto modo di conoscerlo. È una persona tranquilla. Di certo, non è più quello che era un tempo".
Luigi Barnaba Frigoli
Davide Lombardi
IL RITRATTO DELL'EX PRIMULA ROSSA
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