I migranti che hanno scelto di vivere in Occidente hanno "l'obbligo" di adeguarsi ai valori della società in cui hanno deciso di "stabilirsi", consapevoli che sono "diversi dai loro". E non è tollerabile che "l'attaccamento ai propri valori, seppure leciti secondo le leggi vigenti nel Paese di provenienza, porti alla violazione cosciente di quelli della società ospitante".

Con queste parole la Cassazione ha condannato a duemila euro di multa un uomo di origine indiana che voleva circolare con un coltello sacro alla religione dei Sikh.

Nel 2013 l'uomo era stato infatti sorpreso mentre usciva di casa con l'arma a Goito, nel Mantovano, sostenendo che si trattasse di un simbolo che doveva portare con sé per adempiere ai suoi obblighi religiosi.

Un kirpan, coltello sacro per la religione degli indiani Sikh
Un kirpan, coltello sacro per la religione degli indiani Sikh
Un kirpan, coltello sacro per la religione degli indiani Sikh

Secondo il verdetto della Suprema Corte, "in una società multietnica la convivenza tra soggetti di etnia diversa richiede necessariamente l'identificazione di un nucleo comune in cui immigrati e società di accoglienza si debbono riconoscere. Se l'integrazione non impone l'abbandono della cultura di origine, in consonanza con la previsione dell'articolo 2 della Costituzione che valorizza il pluralismo sociale, il limite invalicabile è costituito dal rispetto dei diritti umani e della civiltà giuridica della società ospitante".

Secondo la Cassazione è invece "essenziale l'obbligo per l'immigrato di conformare i propri valori a quelli del mondo occidentale, in cui ha liberamente scelto di inserirsi, e di verificare preventivamente la compatibilità dei propri comportamenti con i principi che la regolano e quindi della liceità di essi in relazione all'ordinamento giuridico che la disciplina".
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