Voleva aiutare la moglie e stare un po' di più con il figlioletto appena nato ma le richieste del poliziotto di beneficiare di riposi giornalieri erano state respinte dai superiori. Motivo? La donna è casalinga e i riposi, stando alla norma, spetterebbero solo quando la coniuge ha un lavoro dipendente.

Come a dire che occuparsi della casa e del figlioletto non sia un impegno più che gravoso.

IL CASO - A bocciare un'interpretazione così restrittiva della norma da parte della questura cittadina ci ha pensato il Tar che ha accolto il ricorso presentato da un agente scelto della Polizia Stradale, difeso dall'avvocato Riccardo Martucci. "Il padre", scrivono i giudici, "deve essere ammesso a beneficiare dei permessi per la cura del figlio anche quando la madre non ne ha diritto in quanto lavoratrice non dipendente e pur tuttavia impegnata in attività (nella fattispecie, quella di casalinga), che la distolgano dalla cura del neonato".

NIENTE PERMESSI - Il decreto del questore che negava i premessi giornalieri per stare col neonato era stato notificato all'agente il 7 gennaio scorso. A supportare la decisione dei superiori era una circolare ministeriale del 2009 che indicherebbe la necessità di avere il coniuge lavoratore (e nemmeno autonomo ma solo assunto come dipendente).

IL PROCESSO - Ad affrontare il caso è stata la seconda sezione del Tribunale amministrativo presieduta da Francesco Scano, nell'udienza del 26 aprile.

L'avvocatura dello Stato, a difesa del questore, ha sottolineato che quando è il padre a chiedere i permessi, la circolare ministeriale indica per la moglie il termine "lavoratrice". Da qui la bacchettata dei giudici.

LA SENTENZA - "I riposi giornalieri", si legge ancora nella sentenza, "non possono essere considerati con esclusivo riferimento alle sole esigenze fisiologiche del bambino (allattamento), ma hanno la funzione di soddisfare anche i suoi bisogni affettivi e relazionali al fine dell'armonico e sereno sviluppo della sua personalità".

Il datore di lavoro - nel valutare la concessione dei permessi al padre - deve tenere conto dagli "obblighi del diritto di famiglia paritario che impone comunque la cura del minore pure in presenza dell'altro genitore eventualmente non lavoratore". Accolto il ricorso, la Questura è stata condannata a pagare 2.500 euro di spese processuali.
© Riproduzione riservata