Alfredo Reichlin, storico dirigente del Pci, è morto ieri sera a Roma. Aveva 91 ed era nato a Barletta, città che lascia da bambino, a soli 5 anni, per trasferirsi nella Capitale dove partecipa - giovanissimo - alla Resistenza tra le fila delle Brigate Garibaldi e dopo la Liberazione, nel 1946, si iscrive al Partito comunista italiano, di cui diventa uno dei dirigenti più importanti per circa 30 anni.

Allievo di Palmiro Togliatti, è vicesegretario della Federazione giovanile comunista italiana e nel 1955 entra all'Unità, giornale che un anno dopo guida in qualità di vicedirettore prima e direttore poi, nel 1958.

Negli anni Sessanta si avvicina alle posizioni di Pietro Ingrao, le più a sinistra nel partito. Deputato nazionale fin dal 1968, durante gli anni Settanta entra nella direzione nazionale del partito e collabora gomito a gomito con Enrico Berlinguer fino a sposare la trasformazione del partito da Pci in Partito democratico della sinistra prima, da Pds in Democratici di sinistra poi, e infine da Ds in Partito democratico.

"Ricordo Alfredo Reichlin grande dirigente della sinistra. Una vita esemplare di impegno verso i più deboli e di responsabilità nazionale", ha scritto su Twitter il premier Paolo Gentiloni ricordando l'ex partigiano e dirigente Pci scomparso stanotte.

Gi ha fatto eco anche l'ex primo ministro Matteo Renzi, che ha parlato di "una scomparsa che lascia un vuoto profondo".
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