Le grandi manovre in corso al 26esimo piano della Trump Tower di New York, dove il presidente eletto degli Usa è impegnato da giorni in colloqui volti a stilare la lista della sua squadra di governo, non smettono di far discutere.

A destare perplessità e polemiche, in particolare, i nomi dei papabili ad affiancare il futuro inquilino della Casa Bianca nel governo della più grande potenza mondiale.

Il primo caso a deflagrare è stato quello di Steve Bannon, esponente dell'estrema destra, chiamato da Trump a ricoprire il ruolo di consigliere e stratega e da molti - comunità ebraica e musulmana comprese - ritenuto senza mezzi termini "razzista" e "xenofobo".

Discussioni sono in corso anche sull'ipotesi di affidare un ministero a Ben Carson, medico afroamericano già candidato alle primarie del Grand Old Party (e protagonista di una clamorosa gaffe sulle piramidi d'Egitto).

Indiscrezioni lo davano verso la Sanità (con lo spinoso compito di smantellare - come da programma Trump - l'Obamacare). Lo stesso Carson, però, ha annunciato di "non essere disponibile". Secondo i beninformati, dunque, potrebbe essere dirottato all'Istruzione.

Unico problema: le sue posizioni ultra-intransigenti in fatto di religione. Carson, infatti, segue, assieme alla moglie, la Chiesa cristiana avventista del settimo giorno, è saldamente creazionista e crede nell'interpretazione letterale delle Sacre scritture.

Convinzioni ritenute da molti troppo radicali.

Nelle ultime ore, poi, è scoppiato anche il caso Jared Kusher.

Ovvero, il marito della "first daughter" Ivanka Trump e dunque genero del presidente eletto, cui quest'ultimo vorrebbe affidare una poltrona nel suo team di consiglieri, in particolare per quel che riguarda la sicurezza nazionale.

Allo scopo, il presidente eletto avrebbe chiesto il nulla osta ai servizi di intelligence.

Esiste però una legge anti-nepotismo, risalente al 1967, che proibisce ai leader Usa di nominare parenti nei ruoli chiave dell'amministrazione.

Dunque Trump potrebbe - cosa mai successa - aggirare tali impedimenti.

E non solo per il genero: il magnate, infatti, ha già affidato ai figli, la stessa Ivanka e Donald junior, incarichi importanti nella transizione che si concluderà il prossimo 20 gennaio, giorno del suo insediamento ufficiale.

Dal canto proprio, Trump minimizza, sostenendo che le trattative per formare il governo procedono serenamente e in maniera "ben organizzata".

E smentisce con un tweet le voci sull'intenzione di mettere a parte i suoi figli delle informazioni di sicurezza di livello "top".

Poi, sempre sul social, Trump non ha mancato di attaccare la stampa, rea di aver parlato a sproposito di "dissidi" all'interno del suo staff sulle nomine in pectore, a cominciare da quella dell'ex sindaco di New York Rudolph Giuliani a Segretario di Stato.

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