È il simbolo dei salvataggi dei migranti in mare, ma Catia Pellegrino, primo comandante donna della Marina militare italiana, è finita sotto indagine per omicidio colposo e omissione di soccorso.

La Procura di Roma, però, sembra intenzionata a chiedere l'archiviazione.

Le accuse parlano di un ritardo di 4 ore nelle operazioni di soccorso che, nel 2013, sarebbero costate la vita a 286 migranti.

Nel registro degli indagati, oltre a quello della Pellegrino, compaiono altri quattro nomi, appartenenti a persone legate agli spostamenti del pattugliatore Libra dal momento in cui è arrivato l'allarme fino a quando si è verificato il naufragio dell'imbarcazione a bordo della quale si trovavano anche una sessantina di bambini.

A denunciare la vicenda è stato Mohammad Jammo, medico di Aleppo che nella traversata verso l'Italia ha perso due figli.

Quindici giorni fa, il comandante Pellegrino è stato chiamato per raccontare la sua versione: secondo quanto riferito dal medico, la prima telefonata con la richiesta di aiuto da parte del peschereccio in avaria è avvenuta alle 11 del mattino e il naufragio è sopraggiunto alle 18.

Negli archivi della Marina, però, sembra non vi sia traccia della chiamata, in quanto la prima è stata invece registrata alle 12.26; tra questa attività e il successivo passaggio della pratica alle autorità di Malta si sarebbe perso tempo prezioso che ha ritardato i soccorsi e provocato le 286 vittime.

Ecco la comandante in un'intervista:

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