L’ipotesi di un nuovo inceneritore in Sardegna sembra diventare un miraggio.

In alternativa si affaccia l’idea di sfruttare gli impianti industriali esistenti dove può trovare impiego il Css (combustibile solido secondario) derivato dai rifiuti non pericolosi.

Dal canto suo il ministero dell’Ambiente continua a fare pressing sulla Sardegna, chiamata ad essere autosufficiente in materia di trattamento e smaltimento dei rifiuti.

La percentuale di raccolta differenziata (53%) è ancora lontana dagli obiettivi fissati dall’Europa (65%), da qui l’eventualità di realizzare un nuovo termovalorizzatore.

A decidere se ci sarà bisogno di un terzo inceneritore nell’isola oltre a quelli di Tossilo (Macomer) e Macchiareddu (Assemini) sarà il Piano regionale dei rifiuti che non potrà ignorare la situazione di Scala Erre, la discarica consortile di proprietà del Comune di Sassari che tra qualche anno non sarà più in grado di contenere i rifiuti conferiti attualmente da nove comuni del territorio: Sassari, Alghero, Porto Torres, Stintino, Sorso, Sennori, Putifigari, Olmedo e Uri.

Si era parlato anche di una possibile collocazione nell’area di Fiume Santo che ospita la centrale termoelettrica di proprietà di Eph. L’amministrazione pentastellata di Porto Torres si era espressa in maniera contraria.

Sul fronte sindacale in questo scenario la termovalorizzazione rappresenta una possibilità da valutare per trattare la parte di rifiuti che non viene differenziata e per produrre energia termica ed elettrica.
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