"Viviamo ormai in una situazione di incertezza", dice Sergio Talloru, vicesegretario regionale del Saf, il sindacato autonomo forestali sardi. "A livello nazionale non esiste più il corpo forestale dello Stato", cancellato dalla legge Madia e inglobato, probabilmente, nell'Arma dei Carabinieri. "I lavoratori del corpo forestale della Sardegna aspettano di capire quale sorte li attende".

Durante un'affollata assemblea, che si è svolta questa mattina a Cagliari, i sindacati di Cgil, Cisl, Uil, Saf, Sadirs, Fedro, Fendres, Siad e Msa elencano uno per uno i punti cruciali della vertenza: chiedono risorse certe per la copertura finanziaria dei contratti 2013-2015, il rinnovo per il triennio 2016-2018 ("La Regione ha previsto aumenti per 20 euro al mese", dice Gianpaolo Spanu della Uil-Fpl) e il corretto adeguamento del fondo delle progressioni. E ancora: l'accesso alla previdenza integrativa per tutti i dipendenti del corpo, e il riconoscimento di un'indennità d'istituto (attribuita per la particolarità e la pericolosità del lavoro che svolgono) pari a quella che percepiscono i colleghi nelle altre regioni italiane ("oggi prendiamo il 40% di quanto è riconosciuto nel resto d'Italia", dice Talloru). Il problema principale, però, è la mancata riforma del Corpo forestale sardo: "La Regione l'aveva annunciata già un anno fa. Oggi sappiamo che c'è un gruppo di lavoro che ha cominciato a valutare diverse ipotesi di riorganizzazione, ma di questo non sappiamo nulla", dice Talloru. A preoccupare è anche l'invecchiamento del personale. "L'età media supera abbondantemente i 50 anni", dice ancora Talloru. "La riforma dovrà prevedere quindi anche un turn over per consentire ai lavoratori del corpo forestale", che sono impegnati nella lotta agli incendi e rappresentano un prezioso presidio sul territorio contro l'illegalità, "di poter continuare a svolgere le proprie funzioni".
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