Porto Cervo e la Costa Smeralda sono tra le località turistiche più note al mondo, simboli del jet set internazionale e della finanza che conta. È impressionante osservarle (e filmarle) praticamente deserte.

Al porto vecchio, nella famosa Piazzetta, alla Marina, Liscia di Vacca, la Pitrizza, Poltu Quatu, sino ad arrivare all'incantevole Baia Sardinia, non c'è infatti anima viva. E nei moli le splendide barche ormeggiate sono solo un pallido ricordo.

A Porto Cervo si può ammirare solo uno yacht in rada, forse di qualche imprenditore coraggioso. Del Dilbar, il megayacht del magnate russo Alisher Usmanov, nemmeno l'ombra. I russi, i nuovi grandi frequentatori della Costa Smeralda: forse li rivedremo a luglio. E gli altri turisti stranieri? Sono iniziate timidamente le prenotazioni, come quelle degli italiani, ancora sconvolti dal Covid 19. Molti alberghi e resort però rimarranno chiusi, così come vari ristoranti e negozi, anche quelli di marche prestigiose.

"Saranno mesi durissimi - spiega sconsolato Alex, 54 anni, di Abbiadori, che noleggia yacht da 14 metri in poi -. Anche il nostro settore soffrirà tantissimo. La maggior parte degli armatori non metterà nemmeno le imbarcazioni in acqua".

Porto Cervo e la Costa Smeralda si apprestano quindi a vivere l'estate più difficile da quando l'Aga Khan posò la prima pietra, preludio di gloriose e ricche stagioni, interrotte bruscamente dalla pandemia. Tra qualche settimana il quadro sarà più completo.

I danni economici sono comunque già pesantissimi ed evidenti, quelli occupazionali pure. Migliaia di lavoratori, soprattutto stagionali, rimarranno putroppo a casa. Anche per gli imprenditori, locali e non, tempi grami. Per loro nessun risarcimento. O quasi.
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