Nel 2018 le vittime di femminicidio "sono state 142, un numero in crescita rispetto all'anno precedente", ma "la percentuale di donne che denuncia questi reati è stimata in meno del 10%". A fornire queste cifre allarmanti davanti alla Commissione di inchiesta sul femminicidio al Senato è il ministro della giustizia, Alfonso Bonafede.

E oggi a Palazzo Madama si è parlato del caso Dina Dore, a due anni dall'approvazione della legge (numero 4 del 2018) a tutela degli orfani di femminicidio, che secondo alcune stime sarebbero circa 2.000.

Dina Dore è una donna di Gavoi uccisa nel 2008 su mandato del marito, il dentista Francesco Rocca. Ha lasciato una figlia, che al momento del femminicidio aveva 8 mesi e oggi ha 12 anni: oggi la sua tutrice è la sorella della vittima, Graziella Dore, intervenuta a Palazzo Madama.

"Mia nipote non sa molte cose, intanto non conosce la figura del mandante nel caso del mandante, perché le è sempre stato detto che in quel momento il papà stava lavorando, quindi lei non sa effettivamente cosa è successo. Non sa che il padre ha utilizzato un altro ragazzo minorenne per compiere il delitto della madre", ha detto.

"Dal punto di vista economico - ha continuato Graziella Dore - ci troviamo nella situazione che le due zie, dalla parte paterna, con la nonna hanno intrapreso due cause civili per spogliare il padre di mia nipote di tutti i beni, cosicché a noi non venga dato risarcimento e a lei non verrà dato mai ciò che le spetta, quindi una bambina non tutelata dalla legge".

(Unioneonline/L)
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