Resta ancora avvolto nel mistero il caso del foro al modulo orbitale di una delle navette Soyuz della Stazione spaziale internazionale.

All'inizio si era parlato del possibile impatto di un micrometeorite ma man mano che le analisi sono andate avanti si è delineato tutt'altro scenario e, secondo la stampa russa, il foro potrebbe essere stato praticato con un trapano a terra durante la fase di costruzione della navetta da un tecnico, forse per errore, che poi avrebbe nascosto la malefatta tacendo la cosa agli ingegneri di Roscosmos.

La toppa però in orbita ha ceduto e ha costretto l'equipaggio dell'Iss dapprima a un'affannosa ricerca della causa dell'avaria e poi a una riparazione estemporanea.

Va detto che l'equipaggio, di cui fa parte l'astronauta tedesco dell'Esa, Alexander Gerst, prossimo comandante della base, non solo è addestrato e preparato ad affrontare questo tipo di situazioni ma non ha mai corso un reale pericolo, vista la modesta entità dell'avaria. Inoltre la perdita era nel modulo abitativo della Sojuz, destinato a bruciare nell'atmosfera, e non in quello che serve per il rientro sulla Terra.

Resta comunque inquietante - se confermato - il fatto che un tecnico abbia potuto commettere e poi nascondere un simile errore, mettendo in pericolo la vita delle persone a bordo della navetta. Di certo un grande imbarazzo per Roscomos e Rkk Energija, l'azienda russa che costruisce le Sojuz, che stanno passando al setaccio le altre navette in costruzione, costrette a chinare il capo davanti ai partner internazionali.

Tra loro le agenzie spaziali di Stati Uniti (Nasa), Europa (Esa), Canada (Csa-Asc), Giappone (Jaxa) e anche l'Italia, da cui provengono il 50% dei moduli pressurizzati della base.

(Unioneonline/b.m.)
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