La Regione discrimina gli abitanti del nord Sardegna. Questa la tesi di Salvatore Sanna, presidente delle Acli di Sassari e di AcliSalute, associazione di tutela dei cittadini e dei pazienti. Sotto accusa c’è la ripartizione delle risorse stanziate per le prestazioni aggiuntive con lo scopo di cercare di tagliare le liste d’attesa, cronico problema del sistema sanitario regionale. 

La delibera che distribuisce i fondi tra le varie Asl dell’Isola non è ancora cliccabile, ma Sanna sostiene di esserne venuto in possesso in via informale. E ha trovato una brutta sorpresa:  «Nonostante le osservazioni della commissione Sanità in consiglio regionale e la delibera dell'Autorità Garante per la concorrenza e per il mercato nel gennaio 2022», spiega, «la giunta e l’ormai ex assessore alla sanità Mario Nieddu perseverano nella distribuzione delle risorse sui territori sulla base della spesa storica e non della popolazione residente».  

Il risultato: la Asl 8 di Cagliari incamererebbe il 60% del totale (oltre un milione su 1,8 milioni) «mentre alla Asl di Sassari vanno solo 140.000 euro e appena 28.000 euro alla Gallura. Si tratta dell’ennesima sperequazione per i cittadini del nord Sardegna che», accusa Sanna, «se si sommano la Asl 1 con la 2, hanno una popolazione identica a quella della 8, ma  con disponibilità molto ma molto minori».

Un esempio:  con l’importo attribuito a Sassari si potranno fare risonanze per 637 pazienti, mentre a Cagliari saranno 4947, quasi 5000, a fronte di 350.000 abitanti nel primo caso e di 550.000 nel secondo caso.

«Facciamo un appello al nuovo assessore Carlo Doria», che è anche sassarese, «perché riveda una decisione tanto ingiusta per i cittadini sardi perché dare di più a chi ha di più è, non solo un’ingiustizia, ma per dirla con le parole del Papa, inumano». 

(Unioneonline/E.Fr.)

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