L'incendio al Comune di Capoterra:morto per un bottino di pochi centesimi
Oggi l'autopsia sull'uomo asfissiato dall'incendio in Comune. I familiari non credono che Manca fosse solo, ma le indagini dei carabinieri sembrano confermarlo.Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
DAL NOSTRO INVIATO
ANDREA PIRAS
Tracce di sangue, minuscole gocce scoperte dagli investigatori nei locali dell'Anagrafe e uscite da una ferita al polso che Dino Manca si era procurato quando, dopo aver spaccato il vetro di una finestra, aveva infilato il braccio per raggiungere la maniglia.
Null'altro hanno scoperto i carabinieri della stazione di Capoterra e della Compagnia di Cagliari che possa far pensare, veramente, all'ipotesi che a compiere il raid in Municipio, l'altra sera verso le ventidue, siano state più persone. Per gli investigatori dell'Arma, salvo sviluppi, Dino Manca era solo. Con lui non c'era nessuno, tanto meno un gruppo di balordi (o tutt'al più un complice) come sostengono familiari e amici, convinti che il manovale oggi disoccupato non avesse il coraggio sufficiente per commettere una simile azione.
Di sicuro, per ora, c'è la morte di quest'uomo di 39 anni con trascorsi non sempre lineari che l'avevano portato anche, in passato, a trascorrere a Buoncammino un breve periodo della vita. Sulle cause del decesso parlerà l'autopsia affidata al medico legale Francesco Paribello. Saranno gli esami anatomopatologi a confermare se a ucciderlo siano stati i fumi degli incendi appiccati in più punti dell'Ufficio anagrafe di Capoterra, il monossido di carbonio che in pochi minuti avrebbe divorato l'ossigeno facendo stramazzare a terra, svenuto, il manovale. Esami che potranno e dovranno anche verificare se Dino Manca abbia agito in preda all'alcol dopo un pomeriggio trascorso nei bar della cittadina e per questa sua condizione incapace, forse, di reagire alle prime difficoltà.
Ieri in Municipio si lavorava di gran lena per cercare di rimettere a posto gli uffici danneggiati dalle fiamme e dalla fuliggine. Il sindaco Giorgio Marongiu ha anche dato incarico perché la palazzina sia, d'ora in avanti, dotata di telecamere. Un sistema di ripresa e registrazione che avrebbe potuto con certezza svelare i contorni di questo raid notturno iniziato male e finito peggio. Con la morte di un balordo che forse avrebbe voluto soltanto mettersi in tasca i pochi denari rubati dalla macchinetta per la distribuzione di bevande o dai cassetti dell'Anagrafe. Improbabili bottini che non l'avrebbero di certo arricchito e neppure gonfiato le sue tasche. Il Municipio di via Cagliari non gli ha concesso tutto questo. Per Dino Manca si è trasformato nella sua tomba.
L'allarme è scattato poco dopo le ventidue, quando alcuni passanti hanno notato il fumo uscire dal palazzo. A Capoterra sono piombati i Vigili del fuoco e i carabinieri del paese al comando del maresciallo Carlo Porru. Ma anche i militari della Compagnia di Cagliari coordinati dal capitano Paolo Floris. Nulla faceva pensare a una tragedia, anche se i vetri rotti di una finestra suggerivano che non poteva trattarsi di un corto circuito. Qualcuno si era infilato nel Comune. E non era più riuscito a venirne fuori, si scoprirà poco più tardi, quando i pompieri hanno raggiunto i locali del Municipio aperto dal sindaco Marongiu. Dino Manca era steso sul pavimento. Immobile. Crollato dopo aver acceso il fuoco nella piccola stanza dell'archivio, poi ancora in una seconda camera e infine nella principale sala anagrafe. Solo. Ucciso dalla mancanza d'ossigeno.