Domani sera la prima. A Nicosia, qualificazioni di Europa League. Un altro mondo, un altro calcio. La testa è lì, a Cipro, con il suo Anversa. Il cuore è a Cagliari ed è facile credergli. Osserva le porte scorrevoli dell’aeroporto cipriota, le sue sliding doors: «Mi hanno tradito, sono deluso». Radja Nainggolan, 33 anni, segno zodiacale Toro, sognava di invecchiare (in campo) a Cagliari, fra un padel e un’uscita con gli amici di sempre. Ma le cose non hanno girato nel verso sperato: ciao Inter, addio Cagliari, buongiorno Anversa. La sua verità è decisamente amara, un’amarezza addolcita da una pioggia di milioni di stampo belga, assolutamente lecita se ti chiami Nainggolan e nel tuo lavoro sei al top.

Perché è finita col Cagliari?

«Non c’era un interesse abbastanza forte nei miei confronti. Ho dato la mia disponibilità, la mia priorità era Cagliari, ho sempre pensato di tornare. Ho pressato il presidente e il direttore, ma a un certo punto sono come spariti, mi hanno mollato. Ci sono rimasto molto male, il sogno era chiudere la carriera a Cagliari».

Il congedo dall’Inter era un’operazione studiata per dirigersi verso Cagliari?

«Sì. Fin dalla fine del campionato, alcuni mesi fa, sono sempre rimasto in contatto con lo staff del Cagliari. La mia volontà era chiara, uno rinuncia a tanti soldi, perché sarebbero stati tanti, come ho fatto io, ma dall’altra parte non ho mai visto la volontà di riprendermi. “Intanto verrà lo stesso”, pensavano».

Che sensazione si prova, al ritorno a casa?

«Beh, ora sono qui… un altro calcio, un’altra vita, è tutto diverso. Io ero e sono italiano, amo il calcio italiano, lo stile, è stata la mia vita negli ultimi sedici anni. Adesso sono tornato nella città dove sono nato, non c’ero mai stato da uomo cresciuto e voglio capire alcune cose. Oltre che giocare per questa maglia».

Chi ha sbagliato in questa vicenda?

«Dico la mia: il Cagliari ha fatto delle scelte. Ha aumentato tanto il monte ingaggi, un anno fa, è andato alla ricerca di grandi nomi, ha preso giocatori importanti. Ma poi le risorse sono finite e non è stato possibile continuare su questo livello».

Gli errori di Radja Nainggolan.

«In che senso?»

Facciamo autocritica.

«Ho fatto sempre la mia vita, come è giusto che fosse, poi il campo ha detto la sua. Ma non ho mai fatto del male a nessuno, ognuno vede il suo percorso come crede. Sì, ho fatto alcuni errori, ma la mia vita privata riguarda solo me».

Gli amici, la famiglia: cosa si auguravano per lei in questi giorni?

«Beh, facile, che io restassi a Cagliari, sapevano che stavo parlando con diverse squadre, con tanti dirigenti, ma con il mio procuratore ci ripetevamo sempre la stessa cosa: “vedrai che finiremo a Cagliari anche stavolta”. Ce lo auguravamo, eravamo convinti, fino a quando la trattativa si è interrotta misteriosamente».

Jet privato, Anversa-Cagliari: quanto dura il volo?

«Due ore, un’ora e quarantacinque circa. Dovrò farlo spesso per stare vicino alla mia famiglia, che per ora resta a Cagliari».

Quanto ama Cagliari e quella maglia?

«L’ho dimostrato, credo si capisca. Ho rinunciato a tante cose, sono sempre sceso in campo con entusiasmo, con tanta voglia di fare bene, dando tutto me stesso, alla fine penso che nel mondo del calcio nessuno ti regala niente e tanti si dimenticano in fretta».

Voci: lei è andato via perché avrebbe giocato poco col 3-5-2.

«No, è una cazzata, avevo già parlato con mister Semplici, era pronto a cambiare se fossi rimasto, ci sentivamo tutti i giorni. Chiamate quotidiane anche con Joao, Ceppi, pensa che sono andato in ritiro con l’Inter con un solo paio di scarpe, il resto l’ho lasciato ad Assemini».

Dicono che lei abbia due riferimenti: Michael Jordan e Lello Aramu.

(ride) «Lello è un caro amico, sempre disponibile, ne ho tantissimi a Cagliari ma lui è speciale».

A proposito di Nba, ha cambiato fede? Indossa spesso la maglia dei Bucks.

«No no, amo la Nba e non tifo solo per Chicago».

Ci sono amici veri, nel calcio?

«Certo, il calcio è sempre la mia famiglia. Continuo a sentire i compagni del Piacenza, la mia prima squadra in Italia. Ancora sento gli ex compagni della Roma, quasi tutti, così come quelli del Cagliari, i rossoblù sono miei fratelli».

Messaggio alla città di Cagliari.

«In bocca al lupo alla squadra, voglio bene a tutti anche se sono deluso. Ci rivedremo».

Enrico Pilia

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