Il progetto

Un Atlante digitale dei nuraghi sardi: «Così li tuteleremo» 

Vargiu (Sardegna verso l’Unesco): «Nessuno li ha mai contati davvero» 

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Si parte da una domanda: quanti sono i nuraghi in Sardegna? Un quesito che accompagna da sempre studiosi e cittadini, ma alla quale nessuno ha mai saputo dare una risposta certa. Ieri è stato fatto un passo decisivo per la conoscenza e la tutela di questo patrimonio unico al mondo, il nostro, con la presentazione di NuragicReturn – Verso un Atlante della Sardegna Nuragica: una piattaforma digitale interattiva nata per mappare, geolocalizzare e raccontare i monumenti della civiltà nuragica.

Il piano

Il progetto, presentato all’Ex Manifattura Tabacchi di Cagliari, è frutto della collaborazione tra l’Associazione Sardegna Verso l’Unesco e l’Università di Cagliari, nell’ambito del programma Return finanziato dal PNRR, che coinvolge 26 enti nazionali, di cui 16 Università, e oltre 1000 ricercatori in tutta Italia. L’obiettivo: censire e tutelare i nuraghi, valutando al tempo stesso i rischi ambientali legati ad alluvioni, instabilità del terreno e degrado del paesaggio.Oggi l’Atlante conta 10.387 monumenti segnalati in 9.410 siti, ma la mappatura è in evoluzione. «Non abbiamo ancora un numero certo — ha detto Pierpaolo Vargiu, presidente dell’associazione Sardegna verso l’Unesco —. Nessuno li ha mai contati e questo significa che non li conosciamo e non li tuteliamo. Per cui ora dobbiamo pensare a rispettare i nostri beni, poi possiamo raccontarli a tutto il mondo».

Piattaforma

La piattaforma, accessibile dal sito web nuragicreturn.com e prossimamente anche dal sito di La Sardegna Verso l’Unesco, permetterà, entro il 2026, ai cittadini di segnalare nuovi siti, correggere errori e contribuire con fotografie, documenti e racconti locali. «La Sardegna, per quanto riguarda la preistoria e la protostoria, è unica al mondo – continua Vargiu -, ma nessuno lo sa e la colpa è nostra perché non lo raccontiamo. I sardi devono rendersi conto del bene che hanno».Fabio Pinna, professore di archeologia all’Università di Cagliari, ha spiegato che l’approccio di “archeologia pubblica” permetterà alla comunità di diventare parte attiva nella ricerca: «Le segnalazioni potranno integrare dati o aggiungere informazioni sul rapporto tra i siti nuragici e la memoria delle comunità locali». Per Emanuela Abis, socia dell’Associazione Sardegna Verso l’Unesco, l’Atlante «apre la conoscenza della civiltà nuragica al mondo. La piattaforma unisce dati numerici, immagini e mappe interattive rendendo l’approccio più accessibile a tutti». È in corso, inoltre, una collaborazione tra le università sarde e l’Università Duke in North Carolina per il potenziamento del laboratorio di ricerca AIArcheoHuB, dedicato all’applicazione dell’AI allo studio e alla tutela del patrimonio nuragico. «Il raccoglimento di questi dati – spiega Abis – sarà messo in relazione all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale che permetterà di avere risultati ancora più sofisticati per sviluppare strumenti analitici in grado di rilevare pattern e strutture nascoste che offriranno nuove chiavi di lettura».

Ricerca

A evidenziare il legame tra ricerca e territorio è stato Battista Grosso, referente del progetto Return: «Abbiamo messo insieme archeologi e geomatici per creare un sistema accessibile a tutti. L’Università di Cagliari partecipa al progetto, di cui la Federico II di Napoli è capofila, con diversi gruppi di lavoro. Si parla di 120 milioni di euro per tutte le attività. L’obiettivo è consegnare alla Regione uno strumento che resti sul territorio. È comunque», chiosa Grosso, «un progetto che richiederà degli anni».

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