Di nuovo, da ieri a oggi, non c’è granché. Le distanze restano tutte tra Alessandra Todde e il Pd, a guida Silvio Lai: il nodo Egas non è sciolto; il “licenziamento” più o meno annunciato di Armando Bartolazzi, con l’opzione dell’interim della Sanità per la presidente, apre scenari mai visti prima in Regione. Si aggiunga il “caso Agricoltura”, delega che la governatrice ha avocato a sé, ma per Francesco Agus, quota Progressisti, la nomina non arriva. Nel Campo largo il momento non è facile. Prova ne è il silenzio degli alleati. I telefoni squillano a vuoto; voglia di parlare nessuna.
Gestione dell’acqua
L’Egas, l’Ente che regola il servizio idrico regionale, deve scegliere il nuovo presidente. L’uscente, Fabio Albieri, sindaco di Calangianus, è in corsa per la terza volta. La prima elezione, quando ancora era del Pd, la incassò nel 2019, dal centrosinistra di Pigliaru. Nel 2022, con Solinas governatore, il secondo mandato, coinciso infatti con l’ingresso di Albieri nel centrodestra, passando da Sardegna 20venti. Adesso nuovo giro di valzer con il sostegno di Todde, perché «Albieri è sempre stato un uomo del Pd», si leggeva in un messaggio anonimo, girato su WhatsApp dopo l’asse Todde-centrodestra nel Comitato istituzionale d’ambito, ovvero l’organo di Egas che sceglie il presidente. Votano in undici, dieci sindaci e la governatrice. Albieri si è fermato a cinque preferenze, per via delle contromosse di Pd e dei Progressisti. Mercoledì la nuova convocazione. La governatrice ha proposto una staffetta: un anno e mezzo ad Albieri, un anno e mezzo a un altro primo cittadino scelto da Pd e Progressisti. Che invece sono stati chiari: il designato deve essere di centrosinistra.
Le altre partite
Bartolazzi rischia di nuovo. Potrebbe saltare a gennaio. Di fatto è un assessore depotenziato. Ma nella coalizione preoccupa, ancora di più, che Todde possa fare la presidente e insieme governare la sanità (in crisi). Nel Pd pare sapessero da un mese di questa rivoluzione e mai avrebbero nascosto le perplessità. Bartolazzi, del resto, è in carica dal 2024. Se Todde tenesse l’interim tra i sei e gli otto mesi, come ipotizzato, a chi viene dopo resterebbero due anni di mandato. Un’inezia per recuperare sui disastri. Non solo: a gennaio finisce la gestione commissariale, ai Dg delle Asl serve che la Regione indichi obiettivi precisi. In Giunta, nel frattempo, gli assessori sono scesi a undici, dopo le dimissioni di Gian Franco Satta, dall’Agricoltura e dai Progressisti. Agus è il successore, confermato Todde. Manca però il decreto di nomina. Ieri veniva dato in carica prima delle feste, ritrovandosi nella Finanziaria misure di settore che non ha scelto. A proposito di manovra: serve un accordo con l’opposizione per votarla tra Natale e Capodanno.
Reazioni
Nel centrodestra, intanto, i pensieri sono tutti per Bartolazzi. «Esce di scena colui che si era autoproclamato “il Rombo di Tuono della sanità”, giubilato da colei che ha le carte in regola per vestire la maglia dello stopper Niccolai, specializzato in autogol», dice Pietro Pittalis, il deputato-coordinatore di Forza Italia. «Stupisce che la presidente – è la sottolineatura – abbia impiegato due anni a rendersi conto che l’assessorato alla Sanità funziona poco e male». Dalla Lega, la bordata la firma il segretario Michele Ennas: «La decisione della governatrice di assumere ad interim la guida della sanità, è la conferma del totale fallimento del Campo largo. Todde annuncia il cambio di passo quando ormai il disastro è palese, dopo due anni di colpevole immobilismo».
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