A innantis, l’associazione politico-culturale che porta il verbo dell’indipendentismo nel Campo largo, ha indicato i confini della sfida. “Conquistare il futuro” era il titolo della tavola rotonda che venerdì ha fatto aprire la riflessione su «Statuto, poteri e autodeterminazione». I lavori li ha aperti il fondatore e coordinatore sardo, Franciscu Sedda, uno dei consulenti di Alessandra Todde in Regione, su lingua sarda e autonomismo.
La presidente c’era e ha sottolineato «l’importanza di conoscere la nostra storia per assumere una postura nuova e diversa davanti ad un Governo e uno Stato che negano alla Sardegna anche ciò che sulla Carta ci spetterebbe già oggi». Il tema delle impugnazione da parte dell’Esecutivo nazionale ha segnato il passo.
«Noi di A innantis – ha sottolineato Sedda – non abbiamo mai creduto nella leale collaborazione con Roma. I tempi sono maturi perché questa consapevolezza venga fatta propria anche dagli alleati. Basta vedere cosa è successo negli anni: lo Stato ha con la Sardegna un debito che non onora. Aprono e chiudono di continuo la Vertenza entrate, che andrebbe risolta con un tratto di penna. Ma non lo fanno, si tengono le nostre risorse. A Roma si autocondonano tutto, in nome dell’interesse nazionale. E quando vedono, come fa il Campo largo, che una classe dirigente è animata da spirito di autogoverno, piovono le opposizioni davanti alla Consulta».
L’associazione ha tracciato davanti agli alleati la rotta: «Abbiamo proposto di ottenere un effetto costituente riattivando la Consulta per lo statuto, votata nel 2007 e che superò il vaglio della Corte costituzionale. Contestualmente sarebbe opportuno attivare le conferenze per l’autodeterminazione, previste nel Piano regionale di sviluppo con l’obiettivo di attivare momenti di mobilitazione e consultazione popolare, territoriali e online, attorno alla riscrittura della Carta sarda», ha concluso Sedda. ( al. car. )
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