Il focus

Sassari, spaccio e violenza: il centro storico in ostaggio 

Il prete di strada: «Qui gli zombie sono la normalità» 

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«Qui gli zombie sono diventati la normalità». Don Eugenio Cavallo, prete di strada in centro storico, vede ogni giorno la calata di uomini e donne dagli occhi spenti e il passo strascicato, stimmate esteriori del tossicodipendente. Prede della droga, la cui presenza nel cuore vecchio della città ha raggiunto proporzioni da invasione. «Ne girano quantità enormi. E i tanti spacciatori in zona sono la risposta alla domanda in crescita».

La ragazza sequestrata

Proprio la dipendenza da stupefacenti sarebbe stata la causa dell’aggressione ai danni di una 22enne di Sassari, lo scorso venerdì in vicolo Bertolinis, da parte di un ghanese di 33 anni. Sequestrata per un giorno, sottoposta a torture usando tra l’altro una cinta cosparsa di limone, per aumentare il dolore, e tutto a causa di un presunto furto di 600 euro e due cellulari, rubati forse per avere la panacea della cocaina. Immortalata infine nel suo stato di prostrazione da un video spedito alla madre di lei per avere la restituzione dei soldi. Ieri il giudice Gian Paolo Piana ha convalidato la misura del carcere a Bancali per l’uomo e confermata anche quell’ombra, fatta di spaccio, prezzi al ribasso dell’eroina e della coca, che è tra le concause dell’encefalogramma che va appiattendosi a Sassari Vecchia. Nel degrado dei palazzi, tra serrande che si abbassano senza sosta, bar e circoli ridotti a case di riposo alcoliche, lo spopolamento e un’integrazione che fatica a prendere forma.

Cinghiate per strada

Gli scontri tra extracomunitari e sassaresi sono infatti all’ordine del giorno, e talvolta esplodono, come ieri in vicolo Agnesa, quando un nordafricano ha preso a cinghiate un abitante. «Ci sta facendo impazzire da anni - riferisce Lucien Pinna, uno dei residenti - ci insulta e minaccia con il coltello, urla in continuazione». Non è una storia isolata. Ad esempio, per citarne un’altra, in Corso Trinità una donna abita nello stesso immobile dove un altro straniero perde la testa ogni volta che assume crack diventando pericoloso. Il repulisti della Polizia di Stato dello scorso maggio a San Donato, con un blitz contro la mafia nigeriana, ha solo spostato la piazza dello smercio dalla “Scampia turritana” a corso Vico e alle vie limitrofe. E la giostra ha ripreso a girare, coinvolgendo nel viaggio anche i ragazzi, e sempre più giovani.

I ragazzini

«Ci sono molti 11-12enni - continua don Cavallo - che si fanno le canne prima di andare a scuola. A 13 alcuni di loro pensano che la vita non abbia senso e passano ad altro». Gli allarmi finiscono con il cadere nel vuoto. In un’audizione a Palazzo Ducale, la garante per l’infanzia e l’adolescenza del Comune, la neuropsichiatra Maria Antonietta Muroni ha invitato ad aprire gli occhi. «Ragazzini delle medie consumano quantità massicce di alcol, che si fanno comprare dagli adulti. Mi fanno vedere, ridendo, video devastanti. Non hanno la minima idea di dove si stanno andando a infilare». «Nemmeno le famiglie - aggiunge il sacerdote - hanno la percezione del rischio. Io direi però che nessuno la ha e, in centro storico, si continuano a guardare i drogati come se non fossero un problema della città». Dipingere l’intero quartiere come l’inferno sarebbe però ingeneroso. Coi fondi del Pnrr si sta tentando la strada della rigenerazione urbana e gli esperimenti culturali per trovare un punto di incontro tra le comunità. Per fermare l’implosione che, a cascata, potrebbe contagiare il resto di Sassari.

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