Cagliari.

L’Anm difende Amato Gli avvocati: parliamo due lingue diverse 

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Tra l’Ordine forense di Cagliari e una parte della magistratura del capolugo continua lo scontro, legato al dibattito sulla riforma della giustizia.

Da una parte il presidente del tribunale Vincenzo Amato, intervenuto per contestare la richiesta degli avvocati di revocare la concessione dell’Aula magna della Corte d’appello all’Anm per un incontro legato alla campagna referendaria. Dall’altra l’Ordine, che ha ritenuto «gravemente offensive» le parole del magistrato. Ieri è intervenuta la Giunta esecutiva sezionale della Sardegna dell’Anm, che ha espresso «piena e convinta solidarietà al collega Vincenzo Amato, fatto destinatario di indebiti quanto ingiustificati attacchi da parte del Consiglio dell’ordine degli avvocati e della Camera Penale di Cagliari ed ora anche dell’Organismo Congressuale Forense e dall’Unione Regionale delle Curie della Sardegna».

La posizione

L’associazione intende «riaffermare il diritto dei magistrati italiani a manifestare liberamente il proprio pensiero e a dare corso pieno alle libertà di riunione e di associazione – nei luoghi in cui i magistrati lavorano ed operano - riconosciute dalla Costituzione e dallo Statuto dei lavoratori e dalle altre leggi in materia. Ciò maggiormente rispetto ad un tema come quello del referendum sulla riforma costituzionale che investe le istituzioni democratiche e in primis la magistratura». Ogni polemica «è, dunque, incomprensibile».

La replica

Alla nota replica il presidente dell'Ordine degli avvocati Matteo Pinna, che annuncia di voler continuare a difendere il suo Consiglio «finché qualcuno definirà indebito e ingiustificato l’intervento degli avvocati cagliaritani». Spiega Pinna: «Mi rendo conto che è difficile intendersi parlando lingue diverse - quella delle democrazie liberali e quella della propaganda - ma cosa c’entra la libertà di riunione dei magistrati sui luoghi di lavoro con una manifestazione elettorale dentro il palazzo di giustizia? Tra giuristi dovremmo cogliere la differenza».

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