«Nessuna dimissione, le accuse sono totalmente infondate». Così il presidente dell’Autorità, Pasquale Stanzione, dopo l’apertura di FdI all’azzeramento del Garante della privacy chiesto dalle opposizioni. D’altra parte, «quando la politica grida allo scioglimento o alle dimissioni dell'Autorità, non è più credibile». La polemica sul Garante nasce dal caso Report, la trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci che ha accusato gli attuali componenti dell'Autorità di contiguità con la politica e di conflitti d'interesse. A finire nel mirino un componente del collegio, Agostino Ghiglia, per i suoi rapporti con FdI, che Report collega alla multa inflitta dal Garante alla trasmissione dopo aver mandato in onda un audio fra l'ex ministro Gennaro Sangiuliano e la moglie.
Nelle ultime ore, specie nel centrosinistra, si è fatta largo la convinzione che servano nuove regole per la scelta di chi è chiamato a far parte dell'organismo di protezione dei dati personali. Ma «la narrazione di un Garante subalterno alla maggioranza di governo - ha detto Stanzione - è una mistificazione che mira a delegittimarne l'azione, specie quando le decisioni sono sgradite o scomode. Il Garante assume decisioni talvolta contrarie, talvolta favorevoli al governo, è questa la vicenda dell'autonomia».
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