L’inchiesta

Garlasco, le impronte non risolvono il giallo 

Le tracce sulla porta del garage sono del fratello di Chiara Poggi e di un carabiniere 

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Milano. Le impronte sulla porta del garage e dell'ingresso della villetta di Garlasco – teatro il 13 agosto 2007 dell’omicidio di Chiara Poggi – appartengono al fratello della vittima, Marco, e a un carabiniere che intervenne sulla scena del crimine nell'immediatezza del delitto. Sul sacchetto trasparente dei cereali e su quello azzurro della spazzatura sequestrati subito dopo il delitto, sempre nell'abitazione di via Pascoli, ci sono le tracce delle dita della ragazza colpita ripetutamente alla testa con un oggetto mai trovato e mai individuato. Non cambiano lo scenario già emerso 18 anni fa le analisi dattiloscopiche effettuate da Giovanni Di Censo, il perito nominato lo scorso 26 settembre dalla gip Daniela Garlaschelli nel corso dell'incidente probatorio disposto nell'ambito della nuova indagine della procura di Pavia in cui è indagato Andrea Sempio: secondo l'ipotesi sarebbe stato lui, forse in concorso con altre persone, il responsabile del delitto per cui Alberto Stasi, allora fidanzato della 26enne, sta finendo di espiare una condanna definitiva a 16 anni di carcere. Il perito, che affianca il dattoloscopista Domenico Marchegiani e la genetista Denise Albani, nel primo pomeriggio di ieri, con una mail inviata a tutti i consulenti delle parti, ha reso noto gli esiti del suo lavoro. Anche da questo accertamento peritale non sono emersi elementi a sostegno dell'ipotesi dei pm pavesi.

L’attesa

Anzi, in attesa delle verifiche del Dna sulle unghie della vittima, parrebbe ancora confermare il quadro già delineato dagli investigatori e dalla sentenza passata in giudicato. Sul fronte dell'indagine collegata e aperta dalla procura di Brescia, c'è attesa per la convocazione degli ex difensori di Sempio. Tutto ruota attorno a una presunta corruzione in atti giudiziari di cui rispondono l'ex procuratore pavese, Mario Venditti, e Giuseppe Sempio: per i pm il magistrato, ora in pensione, avrebbe ricevuto soldi dall'operaio di Garlasco per scagionare il figlio.

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