1933-2025

È l’ultima volée del principe Nicola 

Il primo italiano a vincere uno Slam Campione inimitabile, icona di eleganza 

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Un uomo gentile, con quell’eleganza da gesti bianchi che si è portato appresso con apparente distacco. Ma anche ruvido, intelligente polemista, gigione nel far credere di essere antipatico. Uno degli sport preferiti dagli italiani malati di social, negli ultimi anni, è stato quello di dirgliene quattro quando nominava – paragonando un palmares divenuto piccolo con lo scorrere dei tornei – un altro gigante come Jannik Sinner. E lui li ha tormentati, questi italiani, continuando a giocare sul paragone. La morte di Nicola Pietrangeli lo consegna alla leggenda sportiva, lo aveva già fatto la Federtennis intitolandogli nel 2006 lo stadio del tennis più affascinante del mondo, all’interno del Foro Italico. Lo aveva deciso Angelo Binaghi, amico per sempre, uno dei primi segnali forti della sua presidenza.

E per sempre resterà il primo italiano ad aver vinto un titolo Slam, a Parigi, nel 1959. E il secondo un anno dopo. Il capitano della squadra nazionale che nel 1976 vinse in Cile la Coppa Davis, la prima, un eventoo storico in quel periodo, mentre oggi tutto sembra a portata di mano. Pietrangeli aveva 92 anni, gli ultimi sessanta vissuti in prima fila, dal campo al jet set internazionale, ma sempre col campo da tennis sullo sfondo. La dimensione del personaggio ce la può dare la International Tennis Hall of Fame: lui è il giornalista Gianni Clerici sono gli unici italiani a essere stati ammessi.

L’addio

Gli occhi azzurri, un fascino arricchito dall’eleganza, la fama di uno che poteva scegliere sul tema amori. Una decina d’anni fa aveva chiesto, con la solita autoironia, che le sue ceneri fossero sparse sulla terra rossa del piccolo stadio a lui dedicato in vita. «C'è il parcheggio, se piove ci si ripara nel sottopassaggio e il funerale si rinvia al giorno dopo. Non voglio disturbare», aveva chiesto. E infatti l'ultimo saluto sarà come lui lo ha immaginato: la camera ardente si aprirà domani dalle 9 alle 12, alle 15 il funerale nella Chiesa di Santa Maria della Gran Madre di Dio a Ponte Milvio.

Gli avvenimenti del 2025 lo hanno fatto vacillare, nonostante portasse la sua età con una forza contagiosa. A luglio la notizia della morte del figlio Giorgio, spentosi per un male incurabile, gli era arrivata mentre era ricoverato al “Gemelli” per accertamenti. E negli ultimi tempi ripeteva spesso: «Sto male, mi sento stanco e debole. Non bisognerebbe mai sopravvivere ai propri figli, Giorgio mi torna sempre in mente».

Nicola Chirinsky Pietrangeli era nato a Tunisi nel 1933 da padre italiano e madre profuga russa. Arrivato giovanissimo a Roma, gli amici lo chiamavano “Er Francia” perché parlava francese. Italianissimo, ha fatto l’attore, perfino il conduttore televisivo in una storica edizione della “Domenica Sportiva”.

In campo

La terra rossa era casa sua, iconici il rovescio e la volée. Le due mani non si usavano, ci si vestiva di bianco, l’atletismo di Nick era un esempio mondiale. Suo il record mondiale dei match in Coppa Davis: 164, con 78 successi in singolo e 42 in doppio. A Parigi altre due finali, nel 1961 e nel 1964, a Roma anche nel 1958 e nel 1966. Campione italiano dal 1955 al 1960. Campione per sempre. Lo amavi o non lo sopportavi, ma bastava conoscerlo per volergli bene. Il presidente Mattarella lo ha salutato, il ricamo dell’amico-rivale Panatta: «Ci beccavamo, ma era un gioco».

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