È una Pasqua drammatica quella che si registra in Sardegna nel 1986. Due persone vengono uccise (una a Cagliari, l'altra a Orune), e altrettante annegano a Capitana.

Nel capoluogo il delitto avviene di sera. Giampaolo Cogotti, 31enne conosciuto come spacciatore di droga, consegna un pacchetto contenente 100 grammi di hashish. In cambio deve ricevere un milione di lire, il prezzo pattuito. Ma una pallottola lo colpisce all'addome, uccidendolo sotto gli occhi di suo fratello. Immediate le indagini da parte dei carabinieri secondo i quali il killer avrebbe avuto anche tre complici.

L'altro omicidio si verifica invece a Orune: Pietro Monni, pastore 24enne, sta parlando con alcuni amici in piazza San Bernardo quando stramazza a terra, colpito dai pallettoni esplosi da un fucile. L'assassino è arrivato da un vicolo e poi è scappato. I testimoni dicono di non averlo visto ma di essersi occupati subito di Pietro. Ogni tentativo di salvare la vita al giovane, però, risulterà vano. Dopo quasi due anni il paese deve forse fare i conti con un nuovo episodio delittuoso legato alla faida di Orune.

È infine un tragico incidente quello che vede come vittime due pescatori dilettanti: Armando Dessì, 40 anni, e Giovanni Corona, 28, entrambi di Quartu. Escono in barca nel mare di Capitana insieme a un cognato. Stanno per calare le reti quando l'imbarcazione si ribalta, facendo cadere in acqua i suoi occupanti. Il cognato riesce faticosamente a raggiungere la riva a nuoto, gli altri due scompaiono.

(Unioneonline/s.s.)

Marzo 2021

Febbraio 2021
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