Il 5 marzo del 1953 muore a Mosca a 74 anni Josif Stalin.

La notizia, che fa presto il giro del mondo, era stata preceduta dall'annuncio, solo 24 ore prima, dell'agonia del segretario generale del Partito Comunista dell'Unione sovietica.

Nella notte tra il 28 febbraio e il primo marzo l'"uomo d'acciaio" - questo il significato del suo soprannome - era stato vittima da un colpo apoplettico nella nella sua villa suburbana di Kuncevo, ma le guardie di ronda davanti alla sua camera da letto non avevano osato forzare la porta blindata della sua camera fino alla sera del secondo giorno, quando Stalin era già in condizioni disperate: metà del corpo era paralizzata e aveva perso l'uso della parola.

Con la sua scomparsa, c'è chi crede che il comunismo sia finito, chi - come Molotov - è sicuro di essere nominato il suo successore, chi sa che venendo a mancare una figura così imponente sarebbero scoppiate le tensioni interne al partito.

Il culto della sua figura sarà demolito tre anni dopo dal successore Nikita Krusciov che, nel suo discorso al XX Congresso del Pcus, denuncerà i crimini commessi dal maresciallo e avvierà il processo di "destalinizzazione".

(Unioneonline/F)

Marzo 2021

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