Sono passati 50 anni da quella foto, dopo la finale dei 200 metri piani alle Olimpiadi di Città del Messico, divenuta storica. Nell'immagine gli americani Tommie Smith e John Carlos, sul podio (oro per il primo e bronzo per il secondo) alzano il pugno avvolto da un guanto nero.

Hanno gli occhi bassi e i piedi nudi. Mentre Peter Norman, australiano, resta impassibile.

La loro è una protesta e intende lanciare a tutto il mondo un messaggio contro il razzismo e la discriminazione. La scena viene rilanciata, il giorno dopo, il 17 ottobre 1968, su tanti quotidiani.

Ora è un simbolo del Ventesimo secolo, ma è costata cara ai due atleti che sono stati espulsi dai Giochi ed emarginati dal mondo dello sport. E a Norman è andata anche peggio: si era rifiutato di ritirare la sua adesione ideale alla protesta e aveva subito le pressioni del Comitato olimpico. Nei fatti non è potuto andare ai Giochi di Monaco 1972. È poi morto nel 2006 e i due colleghi gli hanno reso omaggio portando in spalla la sua bara.

Anche l'ex presidente americano Barack Obama ha parlato, nel 2008, di quell'evento: "Senza quei pugni alzati, oggi tutto questo non sarebbe stato forse possibile" sono state le sue parole e quando mancava poco alla scadenza del suo secondo mandato, nel settembre 2016, aveva ricevuto Smith (che oggi ha 74 anni) e Carlos (ora 73enne) alla Casa Bianca.

(Unioneonline/s.s.)

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