L'8 dicembre 1980, esattamente 37 anni fa, Mark David Chapman privava il firmamento della musica di una delle sue stelle più luminose: John Lennon.

L'omicidio avvenne a Manhattan, davanti al palazzo Dakota, residenza newyorchese del fondatore dei Beatles.

Chapman, ex guardia giurata con un passato da tossicodipendente, letteralmente ossessionato da Lennon, attese l'uscita del musicista, che poco prima aveva avvicinato con la scusa di un autografo, e gli sparò.

Inutili i soccorsi.

"Lo sai cosa hai fatto?", chiese al killer il custode dell'edificio, uno dei primi ad accorrere.

"Sì, lo so: ho appena ucciso John Lennon", rispose Chapman.

Dopo l'arresto, agli inquirenti rivelò i deliranti motivi che lo avevano spinto al folle gesto.

"Una parte di me deve essere il diavolo", disse, spiegando poi che uccidere Lennon era l'unico modo per punirlo per aver tradito gli ideali della sua generazione.

Appresa la notizia, milioni di fan in tutto il mondo rimasero sconvolti.

E la fine tragica, arrivata a 38 anni e al culmine di una carriera strepitosa, consacrò Lennon alla leggenda.

(Redazione Online/l.f.)

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