È il 26 novembre 1976 quando a Teulada un’auto piomba su un gruppo di bersaglieri che stanno tornando da un’esercitazione e fa una strage.

Cinque militari muoiono, altri 13 restano gravemente feriti.

Al volante dell’Alfa GT c’è un meccanico di 22 anni, Paolo Ledda. Non si ferma quando travolge i bersaglieri, ma prosegue la sua corsa fino a quando non si ribalta in un fossato. Nell’abitacolo viene ritrovata una rivoltella ed era sprovvisto di patente, che gli era stata ritirata qualche mese prima.

Verrà poi arrestato per omicidio colposo plurimo.

A perdere la vita sono Michele Raffa, Ciro Dercenno, Fabrizio Righini, Giancarlo Pavan, Ercole Quinto.

In base ai racconti dei sopravvissuti, Ledda non ha perso il controllo dell’auto per un incidente, ma avrebbe puntato proprio contro il gruppo in marcia, forse nel tentativo di sfiorarlo per fare uno scherzo.

All’interrogatorio, però, Ledda dice: "Non li ho visti, ho incrociato un camion, la macchina ha sbandato e li ho messi sotto".

Al funerale dei militari c'è grande disperazione, sono presenti autorità civili e militari, oltre ai familiari, in lacrime, delle cinque vittime.

(Redazione Online/s.s.)

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