"Un pentito a Nuoro scagiona Enzo Tortora". Questo il titolo d'apertura de L'Unione Sarda del 15 marzo 1984 per dare conto della clamorosa rivelazione sul caso giudiziario che aveva travolto il noto giornalista e presentatore, coinvolto da innocente in una maxi-inchiesta della Procura di Napoli sulle attività criminali della camorra.

In particolare, il conduttore della seguitissima trasmissione "Portobello" era stato arrestato un anno prima, assieme ad altre 800 persone, con l'accusa di traffico di stupefacenti e associazione di stampo mafioso.

A tirarlo in mezzo, le dichiarazioni di alcuni detenuti e collaboratori di giustizia. Su tutti Pasquale Barra, vicino al boss Raffaele Cutolo.

Per Tortora fu l'inizio di un calvario giudiziario, durato fino al 1986, quando la Cassazione sentenziò la sua completa estraneità ai fatti.

Allora in molti dovettero ricredersi. In pochi, invece, poterono vantarsi di aver sempre sostenuto la sua estraneità ai fatti.

Tra loro, Salvatore Maltese, detenuto nel carcere di Badu'e carros.

Come riportato dall'Unione Sarda, fu proprio lui, nel corso di un processo a Nuoro che vedeva imputati anche altri "pentiti" accusatori del presentatore, uno dei primi a dichiarare: "Enzo Tortora è in carcere da innocente".

Per la verità, però, si dovranno attendere altri 2 anni.

E Tortora, morto nel 1988, diventerà suo malgrado il simbolo per eccellenza della malagiustizia italiana.

Marzo

Febbraio
© Riproduzione riservata