Sono passati sessant'anni da uno dei più misteriosi casi di cronaca nera della Sardegna. Protagonista è Filippo Pisu, un pastore di Pimentel di 32 anni. Il "suo" corpo viene ritrovato nel pozzo di "Puttu Tetti", con il volto sfigurato e avvolto "da un sacco di ruvida tela, con le mani legate dietro la schiena da un grosso filo di ferro".

A riconoscerlo è la sorella Rosaria, grazie a un dettaglio della camicia: "Uno dei bottoni è in madreperla", spiega disperata. "Se lo è cucito davanti a me, con un po' di spago da calzolaio".

Il caso è chiuso, quel corpo è di Pisu. Ma non passano neanche dieci giorni che alla polizia arriva una strana voce: in una trattoria di Villamar c'è un giovanotto che si vanta di essere "al centro di una fantastica storia nella quale, contro ogni fondata ragione, lo si spaccia per morto".

Da lì al colpo di scena è un attimo: l'uomo è effettivamente il "cadavere" di Pimentel. Una scoperta che sconvolge l'opinione pubblica e gli stessi inquirenti.

La ricostruzione che i carabinieri fanno della strana vicenda è questa: Filippo Pisu, ricercato perché responsabile di oltraggio a pubblico ufficiale, truffa e violenza carnale ai danni di una ragazza di Iglesias, avrebbe ucciso un suo conoscente, il 37enne Giuseppe Caredda, forse in un eccesso d'ira. Ma per sfuggire alla cattura, simula la propria morte vestendo Caredda con i propri abiti. Pisu viene arrestato, ma nell'interrogatorio nega il proprio coinvolgimento nell'omicidio e afferma la sua totale estraneità ai fatti.

Febbraio
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