Vincendo il Premio della giuria all’ultima Mostra del cinema di Venezia, la regista polacca di fama internazionale Agnieszka Holland ha dato prova di aver realizzato col suo “Green Border” un’opera di straordinaria attualità affrontando la questione dei profughi abbandonati nel territorio di frontiera tra il confine polacco e quello bielorusso, divenuto teatro di orrendi crimini contro l’umanità.

Nel ricostruire alcuni episodi risalenti al 2021 seguiamo il punto di vista di differenti personaggi: Bashir e Leila cercano insieme alla resto della famiglia di rifugiarsi in Svezia passando attraverso la Polonia, finendo catturati ed espulsi aldilà della barriera dalle forze di polizia.

Jan viene addestrato secondo la retorica xenofoba promossa dai nuclei di contenimento, che respingono gli immigrati sul fronte opposto senza alcuna esitazione, lasciandoli inermi e privi di sostegno. Julia si unisce ai gruppi sovversivi e mette a disposizione le proprie competenze in ambito psicologico per assistere con viveri e cure mediche i poveri malcapitati. L’impostazione visiva di stampo documentaristico, oltre alla scelta del bianco e nero, proiettano addosso allo spettatore il peso delle vicende in tutta la sua scioccante gravità.

L’osservazione dei fatti viene compiuta aldilà della parti, in una formula cruda e non edulcorata che descrive una realtà - al solito - ben oltre l’immaginazione. Un titolo di necessità impellente capace di analizzare il nostro tempo senza aride formalità o fuorvianti preconcetti, e che dalla sua indagine scrupolosa sfocia in una composizione artistica di raro splendore.

Giovanni Scanu 

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