S e n’è accorto anche lui. Lui è Romano Prodi. «Io al Quirinale? Non è il mio mestiere». Poi, per evitare malignità, ha ammesso: «Non sono super partes. Anzi, sono sempre stato un uomo di parte»: Italia, non sum dignus. Non c’era bisogno di fare, come dicono oggi gli italo-anglofili, un coming out politico, ossia una confessione pubblica. Tutti lo sapevamo. Non ha detto, invece, che non fu di parte, cioè dalla nostra, quando avrebbe dovuto esserlo. La matita mordace di Forattini lo satireggiò allora con le sembianze di una mortadella. Per dire: più esperto in economia domestica che in economia di Stato. Nel 1998, da presidente del Consiglio dei ministri, negoziò l’ingresso dell’Italia in Eurolandia. Il mercato dei cambi suggeriva mille lire per un euro. Ma lui si fece “inpinocchiare” dal gatto tedesco e dalla volpe francese, che gli fecero balenare l’opportunità di mietere zecchini d’oro nell’Europa dei miracoli. Perciò accettò di convertire 1.936,27 lire in un euro. Come un vinto in battaglia, fu costretto anche al pedaggio di una tassa d’ingresso, ovviamente a nostro carico. Un anno dopo, consenzienti il gatto e la volpe, assurse alla carica di presidente della Commissione Ue. Intanto in Italia si era impennato il costo della vita. E la Mortadella, da allora, ci costò il doppio.

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