O ggi il concertone del Giubileo segnerà il vertice dei festeggiamenti di popolo per i 70 anni di Elisabetta sul trono, e a dare un’occhiata alla scaletta più che a Londra ci si sente in pieni Anni Ottanta: Duran Duran, Elton John, Bocelli (in realtà decollò nei Novanta ma sembra lì dai tempi di De Gasperi) e Diana Ross. Fosse il cartoncino di un evento per i 30 anni di regno non suonerebbe strano né particolarmente audace. Eppure funziona, come funziona praticamente tutto in questa platinata british, dal deliberato kitsch di certi ricordini ai colbacchi di pelliccia d’orso. Però tutto questo – colbacchi, statuine, carillon – sono dei classici, e quindi è naturale che non sembrino vecchi. Invece i Duran ed Elton, con tutto il rispetto, si vede e si sente che non sono l’ultimo grido adolescenziale del pop. E quindi? E quindi molta antropologia sostiene che il monarca, se serve, può fare da vittima sacrificale. Elisabetta, che è una professionista, lo sa. E sa che oggi a far paura (almeno ai suoi sudditi) non è la morte violenta o per fame. Di questi tempi a far paura è il tempo: il terrore è sapersi vecchi. E quindi in questa festa sacrificale ci pensa lei ad addossarsi Kronos e a farci sentire ancora giovani, perché accipicchia se sul palco c’è Diana Ross io non sono poi un relitto. Certo, qualcuno dovrà pure invecchiare in questo paese di balocchi e fitness. E a quello pensa Lei.

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