Ilvamaddalena è un nome che nel calcio isolano evoca antiche suggestioni.

Diretta erede della mitica Ilvarsenal, è una delle più antiche società calcistiche sarde, nata infatti nel 1903. Ha conosciuto i fasti della Serie C, nelle sue formazioni hanno militato grandi calciatori come Antonello e Mario Murri, i fratelli Vitiello, Nino Catuogno, Ivo Zonza, la famiglia Comiti o quella Pisano, solo per citarne alcuni.

Da innumerevoli anni il teatro della squadra è il campo Pietro Secci (adiacente allo storico palazzo scolastico), meglio conosciuto come la "Fossa dei leoni", un terreno di gioco infuocato dove un tempo il pubblico ti fiatava sul collo e in cui era quasi impossibile vincere. Ora il club gioca in Promozione e si chiama così dopo la fusione con "Maddalena" avvenuta nel 1994.

I suoi colori sono sempre biancocelesti, il suo simbolo è ancora il leone. Dopo due giornate la squadra è a punteggio pieno, allenata dal maddalenino Sandro Acciaro, una vita da centravanti, che guida una formazione zeppa di stranieri: tre argentini, un brasiliano, un rumeno, un tunisino e un nigeriano. Una vera multinazionale.

Il presidente è il vulcanico Bruno Useli, 77 anni, ex comandante dei vigili urbani. Lo abbiamo sentito.

Dove vuole arrivare questa Ilvamaddalena?

"Abbiamo un'ottima squadra, guidata da un bravo allenatore. Non nascondiamo le nostre ambizioni da primato. Rispettiamo tutti sia chiaro, ma non temiamo nessuno".

Secondo lei quali saranno le vostre avversarie più agguerrite per la vittoria finale?

"Prima di tutto lo Stintino, che ha fatto una bella campagna acquisti. Vedo bene anche il Thiesi, l'Usinese e il Valledoria. Non tralascerei il Porto Torres. Poi ci possono essere delle sorprese".

Come mai tanti stranieri in squadra?

"Ci aiuta un procuratore e amico argentino: Lautaro Tarquinio. Giocatori affidabili e soprattutto bravi ragazzi, che vivono a La Maddalena e si sono integrati. Quest'anno purtroppo qualche locale ha 'mollato' per impegni vari. Tuttavia noi teniamo moltissimo al nostro settore giovanile, che ci ha sempre dato grandi soddisfazioni. Abbiamo iniziato da tempo una collaborazione col Torino Calcio".

Il pubblico sta rispondendo?

"Non c'è, e non ci sarà mai, il pubblico di una volta. I tempi sono cambiati e anche le abitudini. Prima era un rito andare al campo la domenica pomeriggio. Ora ci sono le pay tv. Viviamo davvero in un altro mondo, rispetto a soli venti o trent'anni fa. Comunque una buona risposta la stiamo ottenendo. Sappiamo accontentarci".

Cosa significa fare il dirigente?

"Costa tanti sacrifici, lo dico sinceramente: solo dei 'pazzi' possono farlo. Ci si rimettono un sacco di soldi, ma la passione e l'amore per questo sport vince su tutto. Almeno nel mio caso, e per quei presidenti che ancora si ostinano a guidare una squadra dilettantistica".

Comunque guidare l'Ilva è sempre prestigioso, non le sembra?

"Per me è un immenso onore, sono al secondo mandato. Ripeto, faremo di tutto per vincere questo campionato, in onore del nostro passato, della nostra città e di tutti i giocatori e dirigenti che hanno dato l'anima per questa società. l'Ilva non è una squadra di calcio, è l'emblema del nostro meraviglioso Arcipelago. I leoni biancocelesti non molleranno mai. Parola di Presidente".
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