Ènato per essere protagonista. Nel bene, soprattutto, perché il pallone sa anche fabbricare storie negative ma la sua, raschia raschia, è sempre stata a cinque stelle. Il Cagliari, parliamo di calcio, nel marzo di quest'anno ha scelto di affidare le chiavi della squadra a Walter Zenga, sessantenne modernista, allenatore furbo e scaltro, scanzonato iperpersonaggio da oltre trent'anni, uno a cui i riflettori fanno ombra talmente li ha metabolizzati. Cuore Inter, quasi come quello del presidente Tommaso Giulini, figlio della Milano nerazzurra ma con il rossoblù ormai stampato sulla pelle. Si sono capiti subito, quando Marcello Carli, il diesse disinnamorato della conduzione tecnica di Rolando Maran, glielo ha sistemato davanti. Giulini voleva uno che ricaricasse l'ambiente e provasse a continuare quella scalata così bruscamente interrotta prima della pandemia. Lui, Zenga, dalle dolci atmosfere di Dubai sognava di atterrare in Serie A, di tornare a sentire quelle farfalle nello stomaco che solo il corridoio dello stadio, quello che ti conduce dallo stanzone sacro degli spogliatoi al prato, riesce a darti. L'incredibile inizio dell'avventura rossoblù di Zenga merita senza dubbio lo spazio in un romanzo. Arriva, firma, allena la squadra e il Covid-19 stacca la spina dalla vita reale, cancellando appuntamenti, aspirazioni, promesse. Il Cagliari e la Serie A scompaiono dalla scena e lui, l'ex portiere più forte del mondo, l'Uomo Ragno dei sogni mondiali nel 1990, si ritrova catapultato dalla lounge dei migliori locali di Dubai in una stanza del centro sportivo di Assemini, un inverno che sa di primavera, i prati, le mascherine, i guanti e una quasi solitudine che lo riporta alla sua realtà. Lui sceglie di non muoversi da Assemini, comincia maniacalmente a studiare i suoi giocatori, tormenta il suo staff, inizia a giocare le dodici partite che forse, chissà, potrebbe essere chiamato a dirigere dalla panchina, sogna un giorno dopo l'altro che il coronavirus venga sconfitto, magari proprio dallo sport. Zenga allena da vent'anni, dopo vent'anni di calcio giocato sempre ad altro livello. In panchina ne ha visto realmente di ogni colore, dalla Siria alla Sampdoria, dalla Steaua Bucarest al Crotone. Cagliari trova sulla sua strada uno dei tecnici più internazionali che sia mai passato da queste parti, l'enorme peso dell'esperienza sul campo al servizio di un club ambizioso, seppure a piccoli, significativi passi. Oggi Zenga scommette sulla sua vita, sulla sua carriera, una sorta di minicampionato da bere d'un fiato, una partita ogni tre giorni. Rischi tanti, tantissimi, soprattutto perché in Italia - lo ha ammesso un paio di giorni fa - non ha mai guidato un gruppo con tanto talento, forza e numeri come quello che gli è stato messo a disposizione. Scriviamo alla vigilia della sfida di Bologna, quarto impegno della gestione Zenga in questa pazza estate di calcio. Alla prima uscita, siamo tutti rimasti sconcertati dalla pochezza, dall'impalpabilità del Cagliari, maltrattato a Verona e poi protagonista di una timida reazione finita con il successo dei gialloblù di un cagnaccio da combattimento come il croato Ivan Juric. Sì, tante assenze, qualche esperimento, una condizione fisica da raffinare, ma non poteva essere quella la squadra progettata per tre mesi nel laboratorio di Assemini. Poi abbiamo capito che Zenga ha un'idea, un percorso, ma soprattutto ha coraggio. Il Cagliari vince a Ferrara contro la disperata Spal, passando da una quasi rete subita (Cerri, paratona di Olsen) al gol-rapina di Simeone al novantesimo, tre punti per sorridere e sperare. Poi, sabato scorso, la vittoria con il Torino, il grande ritorno dell'Idea Cagliari, divertimento, giocate, gol e spettacolo. Con un dettaglio non trascurabile, l'aver recuperato e schierato subito, un colosso come Radja Nainggolan, l'anima del Cagliari 2019-2020. E due millennials in campo dall'inizio. La buona strada è stata presa, l'ambiente pulsa, l'energia di quella squadra che ha stupito l'Italia si sente nell'aria. Adesso confermarsi diventa un patto di fede verso i tifosi, tenuti ancora malinconicamente fuori dagli stadi.

Walter Zenga in campo (foto Pilia)
Walter Zenga in campo (foto Pilia)
Walter Zenga in campo (foto Pilia)
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