Manchester City-Leicester City del 2016, il campionato del mondo di scacchi nel 1972, Inghilterra-Ungheria del 1953, Milan-Barcellona del 1994, la finale di tennis a Wimbledon del 2008 o del 2019, Australia-Nuova Zelanda di rugby del 2000. Quante volte nello sport è stato utilizzato l'appellativo di "partita del secolo"? Tanti, probabilmente troppi. Ognuno ha nella memoria un avvenimento più o meno importante. Uno solo però nella storia ha avuto l'onore di essere ricordato con una targa che ancora oggi si trova su un fianco dello stadio di Città del Messico: Italia-Germania Ovest 4-3, semifinale dei Campionati del Mondo 1970. Contro la squadra di Gerd Muller e Franz Beckenbauer, un incontro tanto noioso durante i tempi regolamentari quanto entusiasmante nei 30' dei supplementari durante i quali gli spettatori presenti all'Azteca e quelli incollati alla televisione avevano potuto assistere a una girandola di gol indimenticabile. Tanto da essere ricordato come il "partido del siglo". Il match del secolo.

L'Italia, guidata dal ct Ferruccio Valcareggi, è reduce dalla disfatta del Mondiale inglese del 1966, quello della famigerata Corea e del gol di Pak Doo-Ik che al 42' aveva segnato la rete dell'1-0 decisiva nell'eliminazione degli Azzurri dal torneo: la squadra al rientro era stata accolta dai tifosi inferociti. Sono gli anni della guerra in Vietnam, che ha già provocato centinaia di migliaia di morti, e degli albori in Italia di quei movimenti che, più avanti, erano sfociati nella nascita di gruppi terroristici come Brigate rosse e Gap. Il calcio viene trasmesso la domenica alle 19 in televisione: un tempo della partita più importante in attesa della Domenica Sportiva con tutti i gol della giornata. Alla radio invece già va in onda sin dal 1960 "Tutto il calcio minuto per minuto", però su Radio2 (oggi su Radio1) e all'avvio dei secondi tempi (allora alle 14,30 e non alle 15).

Gigi Riva (foto Manunza)
Gigi Riva (foto Manunza)
Gigi Riva (foto Manunza)

Il Mondiale arriva pochi mesi dopo la storica conquista dello scudetto da parte del Cagliari, e infatti la Nazionale conta tra i convocati ben sei giocatori rossoblù (solo l'Inter ne ha altrettanti): il portiere Enrico Albertosi, i difensori Pier Luigi Cera, Sergio Gori e Communardo Niccolai, gli attaccanti Angelo Domenghini e ovviamente Gigi Riva, ancora oggi miglior marcatore azzurro della storia (35 reti in 42 partite). Folgorante la battuta di Manlio Scopigno, l'allenatore che aveva portato il club alla conquista del titolo: «Tutto mi sarei aspettato dalla vita fuorché vedere Niccolai in mondovisione». Lo stopper cagliaritano si era infortunato praticamente subito e non aveva visto più il campo.

Il torneo è in programma dal 31 maggio al 21 giugno. Manca L'Argentina, che ha impedimenti interni, e non c'è il Portogallo della pantera nera Eusebio, eliminato nel girone di qualificazione. Assenti anche l'Olanda, finalista dei due Mondiali successivi (due sconfitte contro Germania Ovest e Argentina). Alcuni match si disputano alle 12 per esigenze televisive (molti anni dopo, nel 1994 negli Usa, ci sarà lo stesso problema: la finale Brasile-Italia, per dire, era stata giocata alle 12,30 del 17 luglio a Pasadena con quasi 40 gradi) oppure a duemila metri di altitudine, dove l'ossigeno è più scarso e si fa più fatica a correre. Si possono effettuare due sostituzioni, c'è l'esordio delle squadre asiatiche e africane e nelle mani degli arbitri spuntano i cartellini. Nella squadra di Valcareggi resterà nella storia la staffetta tra Gianni Rivera, straordinario fantasista del Milan e pallone d'oro l'anno prima, e Ferruccio Mazzola, campione dell'Inter: nella finale col Brasile il rossonero sostituirà il rivale-amico nerazzurro solo a 6' dalla fine. Un cambio che suscita polemiche mai sopite.

Il clima attorno agli Azzurri è buono ma l'ottimismo scarseggia. Il ricordo di quanto avvenuto quattro anni prima è ancora vivido. Nel girone eliminatorio in effetti il cammino è deludente. Una vittoria (1-0, Domenghini) contro la Svezia, due pareggi 0-0 con Uruguay e Israele (all'esordio in una competizione simile). Eppure l'Italia finisce prima nel girone e si scatena nei quarti contro i padroni di casa del Messico, travolti 4-1 (doppietta di Riva, rete di Rivera e autogol messicano). Il successo vale la semifinale contro la Germania Ovest di Gerd Mueller (capocannoniere con 10 reti) e Franz Beckenbauer. I tedeschi dal canto loro arrivano allo scontro diretto dopo aver centrato tre successi nel girone contro Marocco (2-1), Bulgaria (5-2) e Perù (3-1) e aver rimontato nel secondo tempo (era sotto 0-2 a fine primo tempo) ed essere passati in vantaggio nei tempi supplementari contro l'Inghilterra campione in carica. Era finita 3-2.

Lo scontro diretto si gioca il 17 giugno alle 16 (in Italia è mezzanotte) a oltre 2mila metri di altitudine. La Germania gode dei favori del pronostico ma gli Azzurri passano in vantaggio all'8' con un tiro di sinistro dalla distanza di Boninsegna dal limite dell'area. Per altri 80' minuti le emozioni scarseggiano. L'Italia punge in contropiede, la Germania attacca sterilmente. Albertosi all'89' compie una prodezza sul colpo di testa di Seeler e sembra aver messo in cassaforte il risultato. Invece la beffa è dietro l'angolo. Karl-Heinz Schnellinger, difensore del Milan, si avvicina verso l'area avversaria perché più vicina all'ingresso degli spogliatoi (l'arbitro sta per fischiare e il giocatore vuole uscire il prima possibile dal campo) ma, quando il cronometro segna quasi il 48', si trova sui piedi il pallone del pareggio: entra in spaccata e segna l'1-1. Sarà l'unica rete messa a segno con la sua Nazionale.

Per l'Italia è un colpo durissimo, si teme un crollo fisico e nervoso. Ma dopo la pausa cominciano i supplementari più emozionanti della storia del calcio, con cinque gol e un continuo ribaltamento delle sorti della gara. La Germania compie il sorpasso con Mueller al 94'; Burgnich pareggia al 98' e Riva con un tiro preciso dal limite dell'area sigla il 3-2 per gli Azzurri al 104'. Si va al secondo tempo, con Beckenbauer in campo nonostante la spalla lussata (indimenticabile la fasciatura lungo il braccio). Mueller pareggia nuovamente al 110': Seeler colpisce di testa, la palla sembra dover uscire ma l'attaccante tedesco la tocca e la infila nell'unico spazio libero tra Albertosi e Rivera, che controllava la linea di porta e dopo la rete si appoggia sconfortato al palo. Il portiere se la prende col 10 rossonero, che raccoglie il pallone a testa bassa e lo porta a centrocampo. Quando l'arbitro fischia, Rivera parte e pensa di andare dritto nell'area avversaria per farsi perdonare, ma quando alza gli occhi vede davanti a sé "un muro di maglie bianche". Così cambia idea e lascia a De Sisti, che gira a Facchetti. Il pallone arriva a Boninsegna, che dalla linea di fondo mette al centro dove proprio Rivera calcia di interno e insacca il gol del 4-3. E' il minuto 111'. Quattro giri di lancette più tardi l'Italia approda alla finale. La prima dopo 32 anni. Col Brasile va diversamente, e molti pensano che abbia influito lo sforzo fisico sostenuto in quei 120' della semifinale. Ma il match con la Germania Ovest è entrato nelle leggenda.
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