Trent'anni fa, ma sembra ieri. Quel sogno iridato solo accarezzato dagli azzurri del ct Azeglio Vicini nelle Notti Magiche, svanito in semifinale per un gol beffardo dell'argentino Caniggia, è - per chi c'era - il ricordo amarissimo di Italia '90. Parliamo non solo di un Campionato del Mondo, ma del primo vero evento sportivo mediatico contemporaneo, amplificato dallo scenario offerto dal Bel Paese nelle sue dodici sedi ospitanti: Roma, Milano, Torino, Genova, Verona, Udine, Bologna, Firenze, Napoli, Bari, Palermo e Cagliari. La principale città dell'Isola si propose al mondo in tutta la sua bellezza e mostrò grande efficienza, anche sotto l'aspetto organizzativo. Le autorità competenti riuscirono infatti a contenere persino i timori che la presenza massiccia di supporter di cattiva fama e provata ferocia avevano generato alla vigilia.

IL MONDIALE CAGLIARITANO - Le selezioni di Inghilterra, Olanda, Irlanda ed Egitto si fronteggiarono a Cagliari, nel rinnovato stadio Sant'Elia, per il primo turno di qualificazione. Come ha ricordato in una recentissima intervista l'ex sindaco di Cagliari Roberto Dal Cortivo, che nel 1990 era assessore allo Sport, "il piano di sicurezza predisposto in accordo con il questore Emilio Pazzi funzionò a dovere, tanto che i temuti hooligans inglesi furono neutralizzati". Tuttavia non mancarono gli scontri, in particolare prima di Inghilterra-Olanda. Il 17 giugno L'Unione Sarda aprì la prima pagina dando conto della guerriglia nella città in stato d'assedio: si contarono trenta fermati e dieci feriti. Gli incidenti si concentrarono prevalentemente ai piedi della scalinata della basilica di Bonaria. Qualche ospite, particolarmente ubriaco, finì addirittura in mare. E in via della Pineta c'è chi ricorda anche di un vaso di fiori cascato dal balcone di un palazzo sulla testa di uno scalmanato sostenitore della Nazionale britannica. Dentro il Sant'Elia, appena prima del match ad altissima tensione, fu arrestato un austriaco: aveva con sé una pistola calibro 7,65 con sei colpi nel caricatore. Nell'occasione della rassegna iridata fu coniata anche la mascotte Elia, alternativa sarda a Ciao. In un cortometraggio, poi, il regista Carlo Lizzani definì Cagliari "la perla del Mediterraneo".

La prima pagina de L'Unione Sarda del 4 luglio 1990 (foto Piras)
La prima pagina de L'Unione Sarda del 4 luglio 1990 (foto Piras)
La prima pagina de L'Unione Sarda del 4 luglio 1990 (foto Piras)

IL GIRONE "F" - Il Sant'Elia versione mondiale ospitò le sfide del gruppo F assieme alla "Favorita" di Palermo. La prima sfida, Inghilterra-Irlanda, l'11 giugno del 1990, finì 1-1. Al gol di Lineker in apertura, replicò al 73' Sheedy. I cagliaritani familiarizzarono molto più con i tifosi irlandesi che con quelli inglesi, forse attratti dai colori, dall'originalità delle coreografie e dalla sportività che opposero alle provocazioni dei sostenitori avversari in uno stadio gremito di 35.238 spettatori. Davanti a 35.267 paganti, il 16 giugno, si disputò l'attesissimo match tra Inghilterra e Olanda. Nonostante i Tulipani schierassero Gullit e Van Basten, al triplice fischio di Petrovic fu 0-0. La terza e ultima sfida, quella tra Inghilterra ed Egitto, terminò 1-0 con la rete di Wright davanti a 34.959 spettatori. Era il 21 giugno: per l'Isola quel giorno si concluse l'avventura iridata.

IL RETROSCENA - Il 1990 fu anche l'anno del ritorno del Cagliari in Serie A dopo sette lunghe e travagliate stagioni tra Serie B e Serie C. L'allora vicepresidente del club rossoblù, Ninnino Orrù, racconta un aneddoto: "Negli stessi giorni in cui al Sant'Elia scendevano in campo Inghilterra, Olanda, Irlanda ed Egitto, con l'allora direttore Carmine Longo volammo a Verona, dove era in ritiro l'Uruguay. Tornammo indietro con i contratti firmati da Herrera e Fonseca. Poco tempo dopo chiudemmo anche con l'Olympique Marsiglia per l'acquisto di Francescoli. Che cosa fecero questi tre signori per il Cagliari è storia".

IL SOGNO INFRANTO - E l'Italia? Dopo aver superato agevolmente il primo turno, battendo l'Austria (1-0, Schillaci), gli Stati Uniti (ancora 1-0, Giannini) e la Cecoslovacchia (2-0, Schillaci e Baggio), gli ottavi (2-0 all'Uruguay, Schillaci e Serena), infine i quarti (1-0 sull'Irlanda, Schillaci), si fermò ai rigori in semifinale dopo aver, nei tempi regolamentari, pareggiato 1-1 (Schillaci e Caniggia) contro l'Argentina. La Nazionale capitanata da Maradona in finale perse con la Germania per effetto del penalty trasformato da Brehme. L'Italia conquistò il terzo posto grazie al 2-1 sull'Inghilterra (Baggio, Platt e Schillaci su rigore). Non più a Roma, dove aveva giocato fino ad allora, ma al San Nicola, lo stadio-astronave di Bari progettato da Renzo Piano. Totò Schillaci, con 6 reti, vinse il titolo di capocannoniere, in un Mondiale la cui media gol, 2,21 a match, fu piuttosto bassa: in 52 incontri furono segnate 115 reti. Ma il rammarico, per la nostra Nazionale, è di non aver potuto alzare la Coppa, all'Olimpico, la sera dell'8 luglio 1990.
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