Il 6 giugno 1993 lo stadio Sant'Elia è pieno come poche volte. C'è grande attesa per un traguardo che manca in Sardegna da vent'anni: l'accesso alle coppe europee di calcio. Dopo le incredibili quattro precedenti stagioni, che hanno visto il Cagliari salire dalla serie C1 alla serie A e salvarsi due volte di fila nella massima competizione, il club appena acquistato da Massimo Cellino ha fatto un ulteriore salto in avanti. Salutato l'anno precedente il primo artefice del miracolo, l'allenatore Claudio Ranieri, e modificata in modo sostanziale la rosa, i rossoblù hanno affidato la panchina al vecchio marpione dei campi Carletto Mazzone (che nel 1991-92 aveva portato la squadra alla seconda salvezza consecutiva) e consegnato le chiavi del gioco a due colonne: il capitano Gianfranco Matteoli e il principe Enzo Francescoli. Attorno a loro è rimasto il nucleo storico e sono stati inseriti uomini di livello superiore rispetto al passato: l'attaccante belga Luis Oliveira, i centrocampisti Pierpaolo Bisoli, Francesco Moriero e Marco Sanna, i difensori Nicolò Napoli e Vittorio Pusceddu. E' arrivato anche Matteo Villa, che negli anni seguenti diventerà una colonna della retroguardia.

Carletto Mazzone
Carletto Mazzone
Carletto Mazzone

Dopo un avvio zoppicante - 4 punti nelle prime sei partite, con una sola vittoria e tre sconfitte - i rossoblù cominciano ad assimilare le idee di gioco di un allenatore che resterà nel cuore di tutti i tifosi. Il Cagliari arriva dal pareggio esterno in casa del Foggia guidato da Zdenek Zeman che tanto spettacolo ha dato sui campi di serie A in quegli anni (non a caso alla squadra era stato dato il soprannome Zemanlandia) ed è un punto sotto la Sampdoria che occupa la sesta posizione in classifica, ultima a garantire l'accesso alla Coppa Uefa.

Manca una partita: i blucerchiati giocano contro un Brescia alla caccia della salvezza, Matteoli e compagni sono costretti a battere il Pescara e sperare in un risultato favorevole in Lombardia. L'aria è elettrica, l'attesa enorme.

La festa sugli spalti
La festa sugli spalti
La festa sugli spalti

Così quel pomeriggio oltre 22mila spettatori prendono posto sulle tribune e le curve del Sant'Elia. Già al 1' Bisoli porta in vantaggio il Cagliari: il Pescara è retrocesso da tempo, non ha alcunché da chiedere al campionato. E infatti dopo altri 4' Oliveira raddoppia. Non resta che attendere buone notizie dal nord. Che arrivano al 12', quando Negro porta avanti il Brescia. Il pari di Lombardo al 36' dura poco, perché al 49' Domini ristabilisce le distanze e Raducioiu all'80' chiude la gara. Nel frattempo il Cagliari si è portato sul 3-1 grazie a Moriero (43') e poco dopo firma il poker con Francescoli (84'). Vittoria in scioltezza e, al fischio finale, via alla festa: i rossoblù tornano in Europa dopo due decenni. E' stata l'ultima volta.

La squadra girava attorno all'asse Ielpo-Firicano-Matteoli-Francescoli-Oliveria.

La festa in campo
La festa in campo
La festa in campo

Attorno c'erano giocatori esperti, tecnici e rocciosi come Herrera, Napoli, Bisoli, Pusceddu, Festa, Cappioli, Moriero, Sanna. Meno spazio per Criniti e Pancaro (autori l'anno seguente di un gol memorabile all'Inter nella semifinale di Coppa Uefa), Gaudenzi, Tejera (giovane uruguaiano che aveva esordito il 3 gennaio 1993 contro il Torino in un Sant'Elia innevato, spettacolo raro), Bellucci e Bresciani. Privi di un vero goleador, i rossoblù avevano messo a segno 45 reti (nono attacco della A) e gli uomini più prolifici erano stati Oliveira, Francescoli, Cappioli e Pusceddu: 7 reti ciascuno.

In città dopo il fischio finale esplode la festa, con caroselli d'auto e raduni andati avanti per tutta la serata. Intanto il club era costretto a lavorare già in vista della stagione successiva: negli spogliatoi Ielpo, acquistato dal Milan bicampione d'Italia, salutava a malincuore compagni e città: "Sarei rimasto qua, ma la società ha ritenuto di non dovermi confermare". Anche Mazzone era al passo d'addio, tentato dalla panchina della sua Roma, richiamo irresistibile. "Questo è proprio un altro mondo", il suo commento al termine della gara col Pescara, "quando sono sbarcato in quest'Isola per la prima volta, da allenatore, ho pensato che il giorno in cui sarei andato via avrei dovuto lasciare un regalo bellissimo per sdebitarmi di tanta fiducia, di tanto amore".

Dopo un gol
Dopo un gol
Dopo un gol

Aveva centrato l'obiettivo alla grande. Al suo posto sarebbe arrivato Gigi Radice, durato lo spazio di un'estate e sostituito da Bruno Giorgi. Anche il principe Francescoli aveva salutato di lì a poco per scelte societarie diverse. Forse un errore, perché la classe dell'uruguaiano avrebbe fatto comodo in Europa. Del resto il 10 sudamericano appena tre anni dopo sarebbe sceso in campo a Tokio con la maglia del River Plate per giocare la finale di Intercontinentale contro la Juventus. Insomma, aveva ancora tanto da dare.

Tra le gare da ricordare in quel magico anno ci sono sicuramente il successo 1-0 sulla Roma il 4 ottobre 1992, prima vittoria di prestigio (Pusceddu al 48'); la grande rimonta sul Genoa a Genova l'8 novembre (2-3 grazie alle reti di Napoli, Pusceddu e Oliveira dopo essere stati sotto 0-1 e 1-2); l'1-0 al Napoli siglato da Francescoli il 6 dicembre; il blitz in trasferta a Roma con la Lazio di Beppe Signori (capocannoniere con ben 26 reti) il 14 febbraio 1993, gol di Cappioli e Firicano dopo il vantaggio biancoceleste di Fuser; il 3-0 al Genoa al Sant'Elia il 4 aprile; il clamoroso 5-0 inflitto al Torino in trasferta il 16 maggio. Un'iniezione di autostima verso la conquista della qualificazione Uefa, arrivata tre gare dopo.
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