Quel giorno di fine primavera a Cagliari fa caldo e fa caldo anche a Roma: il popolo rossoblù è diviso tra le due sponde del Tirreno a caccia del sogno mai realizzato. La Serie A di calcio passa attraverso uno spareggio decisivo alla fine del campionato di Serie B. L'attesa in città, ma anche in tutta la Sardegna, è spasmodica. Sono passati dieci anni e poco più dalla devastazione delle bombe, il capoluogo sta provando a risorgere, diventando punto di riferimento del traffico marittimo e delle attività commerciali.

DALLA SERIE C AL SOGNO - A Solo due anni prima il Cagliari è ancora in Serie C, lontano dagli stadi che contano, ma quel 6 giugno del 1954 c'è la possibilità di accarezzare un traguardo inatteso, la conquista di un posto nel massimo campionato. Spareggio a Roma con la blasonata Pro Patria di Busto Arsizio. In ballo c'è il terzo posto utile per sbarcare in Serie A. La squadra allenata da Cenzo Soro arriva dopo una stagione avvincente nel campo polveroso di via Pola, davanti a migliaia di tifosi. Si gioca nello stadio Torino, demolito un paio d'anni dopo per far spazio al Flaminio: è il teatro della prima finale mondiale conquistata nel 1934 dall'Italia di Vittorio Pozzo.

ALLA CONQUISTA DI ROMA - La mobilitazione dei sardi è massiccia: a Civitavecchia arrivano la nave di linea Sicilia e il traghetto speciale messo a disposizione dalla Tirrenia dopo l'intervento del Governo per far fronte all'esodo imponente dei tifosi rossoblù. Sugli spalti a ridosso del Tevere ci sono trentamila persone: il sostegno per il Cagliari è schiacciante, anche per l'arrivo dei molti sardi da mezza Penisola, e soprattutto perché i tanti romani accorsi per vedere l'evento si schierano apertamente con la squadra rossoblù. A seguire la partita qualche chilometro più in là, con una radiolina incollata all'orecchio, c'è anche il sindaco Pietro Leo, presidente del Cagliari, che in quei giorni è ricoverato in ospedale proprio a Roma.

LA FOLLA DEL TERRAPIENO - Il vero evento è in città: sul Terrapieno, sotto la sede storica dell'Unione Sarda, si radunano addirittura ventimila persone, un fiume di tifosi sotto i pini affacciati sui tetti di Villanova. C'è un motivo: il quotidiano ha allestito alcuni altoparlanti davanti alle finestre per diffondere la radiocronaca della partita. La tv in Italia in quel 1954 è proprio agli albori, ci vorrà ancora tempo prima che vengano trasmesse le partite in video, per di più in diretta. L'atmosfera in città è coinvolgente, il calcio degli anni Cinquanta è già capace di muovere masse incredibili e il Cagliari sta provando per la prima volta a raggiungere la più importante ribalta nazionale. L'occasione è ghiotta, anche perché Mezzalira e compagni sono considerati favoriti, per una stagione condotta ai vertici dall'inizio alla fine. Sembra ghiotta, perché la realtà imbocca un'altra strada: la Pro Patria entra in campo più motivata, gioca meglio dai primi minuti e a poco a poco prende il controllo stabile del centrocampo. Il primo tempo finisce zero a zero, ma nella ripresa l'ala destra di Pontedera Ettore Mannucci apre e chiude i conti con una doppietta che spegne i sogni rossoblù e strozza la voglia di festa di migliaia di tifosi.

LA GRANDE DELUSIONE - È un colpo al cuore a Roma, lutto stretto a Cagliari: il popolo del Terrapieno si regala un applauso consolatorio, prima del rompete le righe a testa bassa. "Ci riproveremo l'anno prossimo". Sull'Unione Sarda dell'indomani si parla di "oltre ventimila cagliaritani in Terrapieno, con una sconfitta che ha amareggiato tutti". Ed è sconforto anche nelle parole del commento in prima pagina di Vitale Cao: "Non è agevole né piacevole scrivere dell'incontro allo stadio di Roma sotto la cocente impressione di una dura, amara, sconfitta toccata ai colori della propria città". Ci vorranno altri dieci anni prima del salto di classe decisivo, la Serie A arriverà soltanto nel 1964: sono già i tempi di Riva che porteranno alla cavalcata dello scudetto. Nella storia del Cagliari il pessimo rapporto con gli spareggi si ripeterà due volte: nel 1977 i rossoblù perdono il girone a tre che lancia in Serie A Atalanta e Pescara e nel 1997 c'è la drammatica retrocessione in Serie B dopo il faccia a faccia col Piacenza perso 3 a 1 a Napoli.
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