È una svolta storica. Appena quattro federazioni – Calcio, Basket, Golf, Ciclismo – riconoscono al proprio interno il professionismo e, soprattutto, solo per gli uomini. Ora anche le atlete possono sperare di diventare professioniste. L’inizio del percorso è stato sancito l’11 dicembre in commissione Bilancio al Senato, con l’approvazione dell’emendamento alla manovra finanziaria presentato dal senatore Tommaso Nannicini (Pd) e dalla senatrice Susy Matrisciano (M5S), che prevede la decontribuzione totale per tre anni a vantaggio delle società delle federazioni che decideranno l'accesso al professionismo per le atlete. Nell’attesa di capire come si comporteranno le federazioni, con questo passaggio le atlete potranno diventare professioniste, anche dal punto di vista contrattuale, con le tutele previste dalla legge sulle prestazioni di lavoro sportivo.

L’emendamento

Nel testo è scritto che, al fine di promuovere il professionismo nello sport femminile ed estendere alle atlete le condizioni di tutela previste dalla legge sulle prestazioni di lavoro sportivo, le società sportive femminili che stipulano con le atlete contratti di lavoro sportivo possono richiedere per il 2020, 2021 e 2022, "l'esonero dal versamento del 100 per cento dei contributi previdenziali e assistenziali, con esclusione dei premi per l'assicurazione obbligatoria infortunistica, entro il limite massimo di 8.000 euro su base annua". Per finanziare questa misura vengono stanziati circa 11 milioni nel triennio.

Milena Bartolini, allenatrice nazionale calcio femminile (foto archivio L'Unione Sarda)
Milena Bartolini, allenatrice nazionale calcio femminile (foto archivio L'Unione Sarda)
Milena Bartolini, allenatrice nazionale calcio femminile (foto archivio L'Unione Sarda)

Reazioni discordanti

Il provvedimento è stato accolto con favore dal presidente dell’associazione italiana calciatori Damiano Tommasi: "È il momento di passare dalle parole ai fatti", sottolinea Tommasi , "e la sensibilità del Governo sul tema è senz'altro un'occasione unica per vedere finalmente riconosciute le tutele professionali alle tante atlete che dedicano la loro vita allo sport. Delle somme che verrebbero stanziate beneficerebbero anche le federazioni e le società che potrebbero investire per uno sport al femminile sempre più professionale". Qualche resistenza, come nel caso del presidente della Federazione Pallavolo Mauro Fabris, arriva invece da altri sport. Anche perché i limiti dell’emendamento sarebbero almeno due. Da un lato l’esonero dal versamento dei contributi dura solo per tre anni, poi il costo tornerebbe sulle società sportive. Dall’altro può arrivare a un massimo di appena 8 mila euro all'anno.

Le calciatrici

Esultano le calciatrici. L'atleta simbolo di questa battaglia, il difensore della Juventus Women Sara Gama, ha ricordato su Instagram che il percorso non è ancora terminato: "Siamo professioniste oggi dopo questo? No", scrive la calciatrice sui social. "È l'inizio di una partita che va giocata con nuovi inserimenti e vinta? Sì. È nelle Federazioni che si decide in merito allo status delle atlete e così sarà in Figc dove ne discuteremo assieme ai nostri club. Troviamo assieme la via migliore per un obiettivo che oggi è più vicino. Un ringraziamento alle diverse forze politiche che si sono unite per affrontare un tema trasversale come il nostro". In Sardegna, di recente, si è espressa sull’argomento Ángeles Parejo Jimenez, 800 reti segnate in carriera, con le maglie di Sabadell, Torino, Torres, Atletico Oristano, Olbia, Roma, Reggiana e Takarazuka (in Giappone), tra il 1982 e il 2011. Anche se ha smesso da un pezzo lei, barcellonese di genitori originari di Cordoba, in carriera ha vinto 2 Supercoppe italiane, 4 scudetti, altrettante Coppe Italia con la Torres e un'altra Coppa nazionale con la Reggiana e vanta un curriculum da top player del calcio femminile. "Il nostro movimento, che quando giocavo io era preso ad esempio, è riuscito ad autodistruggersi", ha dichiarato qualche mese fa a L’Unione Sarda. "È tempo di passare dal dilettantismo al professionismo. Ho giocato per vent'anni in Italia e altre volte il nostro calcio ha dato segni di miglioramento. Io sono venuta qui, prima al Torino e poi alla Torres, perché il movimento aveva già una dimensione nazionale. Qualcosa, tuttavia, si sta muovendo. I grandi club stanno puntando sulle squadre femminili. E in Sardegna solo il Cagliari può rinverdire i fasti della Torres". Insomma, dalla politica è arrivato il primo segnale. Ma la rivoluzione del professionismo in rosa deve ancora essere compiuta nei fatti.
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