La sua carriera è scolpita a caratteri cubitali nella storia del calcio sardo. E non per un successo in particolare, ma per la fedeltà alla maglia, oltre che per le indubbie capacità tecniche e atletiche nell'interpretazione del ruolo. Portiere. Tore Pinna è il numero uno: non solo a Sassari dove, per e con la Torres, ha stabilito record su record e ha pure accettato di giocare in Eccellenza, alle soglie dei 42 anni, volando da un palo all'altro come quando era ragazzino. Estremo difensore di nome e di fatto: nei primi Anni Duemila ha preferito restare nella squadra del Capo di Sopra, nonostante si dicesse che il Cagliari lo avrebbe portato volentieri al Sant'Elia. A quei tempi, con la maglia rossoblù più prestigiosa della Sardegna, probabilmente avrebbe potuto giocarsela a più alti livelli e, come Antonio Langella, che invece la Carlo Felice la percorse, sarebbe pure diventato un beniamino. Dopo l'irraggiungibile Salvatore Sirigu, appartiene alla lista di portieri sardi che, pur non conquistando chissà quali trofei, si è tolto qualche soddisfazione, almeno in Serie B. Come lui si possono annoverare i più recenti Simone Aresti e Mauro Vigorito, entrambi scuola Cagliari e, tornando indietro negli anni, Sergio Pinna, portiere della grande Torres di Zola-Piga-Tolu-Ennas, che però la B l'ha soltanto sfiorata. Tuttavia, per Sassari, Tore Pinna è anche un altro mondo, un'altra storia: in un certo senso, seppur con le dovute proporzioni, per i tifosi è un po' come Daniele Conti a Cagliari, calciatore di cui tra l'altro non esita a esternare - in barba a campanili antistorici - stima incondizionata.

Tore Pinna davanti a una bandiera che lo raffigura esultante (foto concessa)
Tore Pinna davanti a una bandiera che lo raffigura esultante (foto concessa)
Tore Pinna davanti a una bandiera che lo raffigura esultante (foto concessa)

La maglia - Ma la maglia rossoblù che tra le due sarde è la più antica, quella della Torres, Tore Pinna non se l'è mai sfilata. Neppure quando ha accettato Grosseto, Salerno e Pescara perché a Sassari non potevano permettersi di tenerlo, dopo i playoff per la B e il salto svanito per un pelo per mano proprio del Grosseto, all'epoca allenato da Max Allegri. In panchina c'era Antonello Cuccureddu e in quella stagione, tra le altre, al "Vanni Sanna" cadde pure il Napoli. A Grosseto e a Salerno la B l'ha conquistata direttamente, il capitano: i playoff li ha vinti a Pescara contro il Verona di Rafael e il suo allenatore era Eusebio Di Francesco. I supporter abruzzesi lo ricordano ancora come un gatto tra i pali e per un record di imbattibilità all'Adriatico caduto dopo dieci giornate e 743 minuti. Ma il capitano è capitano a Sassari, nella Torres. Dove è tornato a fine carriera (calcisticamente parlando) per riportare al vecchio stadio Acquedotto almeno la Serie D e battere il record di presenze, 347, in precedenza appartenuto a Paolo Morosi.

Il cuore Nativo di Sorso, Tore Pinna - oggi quarantaquattrenne - ha giocato con la Torres otto campionati in Serie C, tre in D e uno in Eccellenza. Era e resta l'uomo simbolo di un club che non ha mai tradito e di cui, dopo aver conseguito il patentino Uefa B, ora allena da vice di Marco Mariotti, ex secondo di Elio Gustinetti in B che, nell'ambiente, passa per essere un buon tattico. Il capitano, però, caso mai ce ne fosse necessità, resta a disposizione della Torres come terzo portiere. Del resto, il senso di posizione non gli manca, e neppure la reattività, nonostante l'età e qualche chilo in più rispetto a quando aveva vent'anni. Di sicuro, continua ad essere il motivatore, l'uomo spogliatoio, l'elemento più carismatico di una squadra che, dopo essere rinata dalle ceneri di un fallimento, cerca di avvicinarsi almeno ai suoi trascorsi. Nessuno a Sassari parla di Serie C, ma il gruppo, partita dopo partita, viaggiando a fari spenti, si è avvicinato prepotentemente alla zona playoff con l'intenzione di giocarsela fino all'ultimo.

L’ex portiere esibisce il tatuaggio con i simboli della Torres (foto concessa)
L’ex portiere esibisce il tatuaggio con i simboli della Torres (foto concessa)
L’ex portiere esibisce il tatuaggio con i simboli della Torres (foto concessa)

Il tatuaggio - Oltre a far parte dello staff tecnico della Torres, Tore Pinna collabora con un gruppo di amici a un'attività imprenditoriale. Ma è il calcio a restare il fulcro del suo essere personaggio a tutto tondo. Agli amici ripete sempre: ''La mia vita è la Torres, per la Torres ho fatto e farei tutto''. La sintesi di questo concetto, una dichiarazione d'amore e d'appartenenza esemplare, è nel tatuaggio che si è fatto scolpire sul petto, quasi a voler sottolineare questo suo legame forte, un sentimento impareggiabile: lo stemma del club è riprodotto sul suo corpo, come una bandiera perenne, indelebile.

Tore Pinna, 44 anni, con Gavino, storico tifoso della Torres (foto concessa)
Tore Pinna, 44 anni, con Gavino, storico tifoso della Torres (foto concessa)
Tore Pinna, 44 anni, con Gavino, storico tifoso della Torres (foto concessa)
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