Ammette di avere parecchi rimpianti. "Sono tanti, è vero, soprattutto per non essere riuscito a prendere due treni che mi avrebbero consentito di giocare a calcio a un più alto livello. La Torres di Zola, per esempio, che in quegli anni era uno squadrone, o il Cagliari di Ranieri. Era praticamente fatta, ma per una serie di eventi ho perso tutti e due i treni. Peccato". Beppe Martinez, 56 anni, cagliaritano, è però uno che non ama piangersi addosso. "Mi sono preso molte rivincite. Nel beach tennis, per esempio", la sua ultima passione sportiva."Ma soprattutto nella vita. "A gennaio, infatti, la mia compagna Silvia mi farà diventare padre di Ginevra", dice.

AMORE PER IL CALCIO - In campo era un mastino, andava su e giù sulla fascia sinistra come un matto: aveva tecnica e cervello, e sapeva vedere l'area di rigore come un centravanti di razza. In rampa di lancio, fin da giovanissimo, per un posto nel calcio che conta (ha giocato in C con il Sant'Elena e con il La Palma), dopo 20 anni in campo da giocatore, all'età di 32 anni ha cominciato una nuova avventura calcistica, in panchina. La prima con l'Atletico Sirio del presidente Tonino Orrù, in serie D, l'ultima, nel 2010, con il Castiadas. In mezzo anche diversi anni alla guida del Progetto calcio Sant'Elia, in Eccellenza. "Il calcio era tutta la mia vita, un pensiero fisso per la testa. Ho lavorato tanto per raggiungere buoni livelli, ma riconosco che se fossi stato un po' meno una testa calda, forse sarei arrivato più avanti. Ma va bene così", dice, "anche perché una volta arrivato in alto, chissà poi se sarei riuscito a rimanerci". Col calcio, da protagonista, ha chiuso dieci anni fa. "Sono praticamente scappato, avevo la nausea. Colpa di alcuni dirigenti sportivi che non avevano nessuna cultura sportiva", dice. Oggi è "solo" uno spettatore. "Guardo sempre le partite del Cagliari, sono tifosissimo. Qualche gara delle altre squadre di A, poi qualcuna di Champions League. Ma nulla più.

SCOMMESSA VINTA - Adesso c'è "solo" il beach tennis". Di questo sport è diventato in pochi anni un punto di riferimento in Sardegna: è stato l'unico sardo a essere riuscito a organizzare nell'Isola un torneo G-1, il Gotha per chi gioca a beach tennis. "Per la Sant'Efisio Cup", organizzata per sette volte al Poetto di Cagliari, "arrivavano tutti i primi 20 giocatori e giocatrici del mondo. E' stata una bellissima esperienza che purtroppo, per ragioni burocratiche ed economiche, non posso ripetere". Da due anni, è il fiduciario regionale per la Federtennis e con la sua società, la Beach Tribù, ha appena conquistato la seria A. "Con questo sport è stato quasi un amore a prima vista, e dire che all'inizio quasi lo disprezzavo", confessa. "Come spesso accade nella vita, infatti, ho scoperto di avere una passione quasi per caso. Un giorno, al Lido di Cagliari, sono andato a trovare un carissimo amico che si trovava lì. Lui giocava, ma mancava il "classico" quarto. Ho provato e da quel momento non ho più smesso". Anche grazie alla sua guida, il beach tennis è uno sport che in Sardegna continua a crescere a ritmi vertiginosi: attualmente sono 650 gli atleti tesserati, anche se il movimento (con gli amatori) ne conta almeno il doppio. "Siamo la terza regione in Italia, dopo l'Emila Romagna", la patria del beach tennis in Italia, "e la Toscana per numero di tesserati". Sono soprattutto uomini (il rapporto è di 3 uomini e 1 donna), e tantissimi sono giovani. "Stiamo facendo un lavoro per cercare di portare questa disciplina nelle scuole, siamo stati i primi in Italia a organizzare i campionati studenteschi", dice con soddisfazione. E i risultati cominciano a vedersi: i cagliaritani Riccardo Manenti e Andrea Reginato, per esempio, due diciannovenni cresciuti nella sua scuderia, sono già ai vertici in Europa e puntano dritto a eguagliare, se non addirittura superare, il record del cagliaritano Paolo Tronci che nel 2012 è entrato nella top ten mondiale del beach tennis.

BEACH, NON RACCHETTONI - Sono sette le società sarde di beach tennis che oggi lavorano per far crescere il movimento: oltre alla "sua" Beach Tribù, ci sono la Laguna Beach (a Capoterra), la Beach Time (a Cagliari), la Urban Beach (a Quartu), la Scuola Beach Tennis Sardegna (di Stefania Carmelita, a Quartu), il Beach Tennis Pula (di Francesco Cossu) e la Eolo Beach Sport oggi, la società più anziana, a Torregrande. La geografia delle società disegna anche la mappa di questa disciplina nell'Isola: si gioca infatti soprattutto nel Sud Sardegna, anche se la storia dice che il primo campo di beach tennis in Sardegna è stato montato a Olbia, nel 2001, quando erano in molti a confondere il beach tennis con i racchettoni da spiaggia. "Siamo in crescita", ribadisce. "Nonostante il fatto che continuiamo ad avere il problema della strutture: non abbiamo, infatti, campi al coperto. Un problema con la pioggia e le mareggiate. Speriamo di poterlo avere al più presto". Nonostante ci sia sempre stata una palla nella sua vita, prima quella da calcio, poi quella gialla e "sgonfia" da beach tennis, Beppe Martinez ha sempre avuto le idee chiare fuori dallo sport. "Quando giocavo, non ho mai smesso di studiare", dice. Diploma all'Isef, ha insegnato educazione fisica per cinque anni. Poi il Tfa per l'abilitazione all'insegnamento di sostegno. Oggi è docente di sostegnoal Pertini di Cagliari. "E' un lavoro complesso, proprio come uno potrebbe immaginarselo, che però sa dare moltissime soddisfazioni". Appena esce da scuola vola al Lido, storico ritrovo dei cagliaritani, dove la sua società è ospite dello stabilimento. "Giochiamo ogni giorno, quando il tempo lo permette, organizziamo tornei, facciamo crescere i giovani".
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