C'è chi lo chiama sogno. Chi chiede di non essere svegliato, chi lo sapeva e c'è anche qualcuno che - nonostante il Cagliari edizione 2019-2020 stia facendo l'impossibile - persiste nel dare addosso alla società, all'allenatore, magari alle scie chimiche. Benvenuti nel pianeta del tifo, della passione: il calcio è materia non esatta e vedere il Cagliari che lotta per un posto nella prossima Champions League fa sorridere, all'inizio, poi cominciamo a capire che poco o nulla accade per caso. L'impresa sportiva che sta meravigliando l'Italia è nei numeri, non deve lasciare dubbi. Il gioco divertente e di qualità che si abbina alle vittorie, praticamente il sogno di ogni allenatore e di ogni tifoso, ha prodotto - siamo all'inizio di novembre - una classifica clamorosa, un quarto posto in condominio con altre due grandi realtà del nostro calcio come Atalanta e Napoli, casualmente le squadre che il Cagliari è andato a battere a casa loro. Un'operazione pianificata in estate, o magari sulle ceneri dell'ultima, anonima stagione? Sembra di sì.

LA CAMPAGNA DI RAFFORZAMENTO - Il Cagliari, nel senso della società, ha un presidente giovane e ambizioso, da capitano d'industria cerca di migliorare l'intera voce, dal fatturato alle prestazioni, passando per immagine e operazioni sociali. Un club che cavalca con convinzione la parola "identità", con quel "Casteddu" esibito in ogni dove pur con una proprietà milanesissima, seppure legata al sud dell'Isola fin dagli anni '60. C'è stata la faticosa acquisizione, l'assestamento dopo una dolorosa retrocessione, dal 2016 si cerca di vivere serenamente in Serie A (categoria che la piazza merita anche per la passione della gente), ma alcuni mesi fa Giulini e il suo ristretto staff hanno deciso per un salto di qualità. Anche nelle ambizioni: fine delle squadre infarcite di giocatori abili nel vivacchiare dalla cintola in giù della Serie A, rompiamo il salvadanaio e cambiamo progetto tecnico. La società vende Niccolò Barella - il giovane di maggior tasso tecnico, già titolare in Nazionale - al miglior offerente. L'Inter paga circa 40 milioni di euro, il Cagliari reinveste la somma quasi per intero e si porta a casa tre centrocampisti, di valore assoluto e capaci di cambiare faccia alla squadra. Arrivati Rog, Nandez e Nainggolan, con lo stesso responsabile tecnico della passata stagione (Rolando Maran), il Cagliari partecipa a questo campionato di Serie A con un organico ancora più ricco, ma partendo con due clamorose defezioni: l'attaccante (Pavoletti) e il portiere (Cragno) fuori per infortunio, dalla Nazionale all'ospedale. Il direttore sportivo Marcello Carli porta a casa altri pezzi importanti ed eccoci ai giorni nostri, dopo vittorie pazzesche come con Napoli e Atalanta e risultati pesantissimi, il pareggio di Roma su tutti. Nulla succede per caso, perché (era l'obiettivo sulla carta) l'arrivo di professionisti di caratura internazionale ha permesso al tecnico di alzare il livello e ad altri rossoblù di lungo corso di mettersi in fretta al passo degli altri big. Un processo che produce effetti devastanti sugli avversari, un entusiasmo e peso tecnico che pochissimi, fra osservatori e tecnici, avevano messo in conto. Alla vigilia di una gara interna con la Fiorentina, la cui attesa sarà molto simile a una finale dei Mondiali, il calcio di Cagliari (e del milione di tifosi rossoblù sparsi nel mondo) vive emozioni incalcolabili.

LO SCENARIO - Il calcio, soprattutto a Cagliari, è un fenomeno sociale di forte impatto. In giro, grazie a questi risultati incredibili, si parla quasi sempre e solo di calcio, da appassionati insospettabili al tifoso che pretende di dettare legge, dal mercato ai bar, gli uffici, perfino negli ospedali il tema Cagliari è dominante. Questa squadra che non sembra una meteora, che gira per l'Italia imponendo il proprio tema tattico, che viaggia su un entusiasmo trascinante, minaccia di non avere una casa che possa contenere tutti quelli che allo stadio, lecitamente ci vogliono andare. Il tema stadio, con inevitabili accenni a una futura stagione europea che nessuno più omette, è una delle note dolenti: ne vedremo uno nuovo fra tre, quattro anni. Il paradosso è che il Cagliari potrebbe aver corso troppo in fretta nel processo di trasformazione, non andando in sintonia con i tempi della politica e della burocrazia. Insomma, quella bomboniera che si chiama Sardegna Arena esploderà di passione, per il resto c'è sempre la ti sul comodo salotto di casa o nei locali pubblici. Tutta colpa di Maran, di chi lo aiuta in questo fenomeno sportivo. Il Cagliari vola, "la Sardegna ci sta spingendo", ha detto il tecnico dopo il trionfo di Bergamo. Con una minaccia: noi non vogliamo fermarci.
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