Alcuni lo chiamano il "fratellino" del tennis. Si gioca in coppia, bastano una pallina da tennis, una racchetta più piccola e maneggevole (simile a quella che si utilizza per il beach tennis) ma, a differenza del tennis, può giocare e divertirsi chiunque, anche chi non ha mai preso una lezione di dritto e rovescio. Che cos'è? Il padel, un gioco, uno sport bello e coinvolgente, ormai una vera e propria epidemia sportiva anche in Sardegna. Un gioco dall'impatto così forte da ricordare il boom del calcetto alla fine degli anni Ottanta.

Il boom. I campi continuano a spuntare come funghi: solo a Cagliari, per esempio, ce ne sono 13, più altri due in arrivo entro l'anno. Ma nonostante questa grande disponibilità, trovarne uno libero la sera dopo le 18 tra il lunedì e il giovedì o la mattina tra il venerdì e la domenica è quasi un'impresa. Così anche oltre il capoluogo, sono diversi i privati che cominciano a organizzarsi e a costruire campi da padel. A Capoterra, per esempio, ne sono appena stati inaugurati due. Dopo i primi esperimenti di padel in Sardegna, alla fine degli anni Ottanta, con un campo realizzato a Cagliari poi trasferito sul lungomare di Quartu, l'esperienza più recente di Olbia e quella del Forte Village, la città sarda che due anni fa ha scommesso sul padel, intravedendo lo spiraglio di un'attività in espansione, è stata Cagliari, per l'esattezza il Tennis Club Cagliari che ha trasformato quell'intuizione in vera e propria mania. Battezzato il primo campo, a gennaio del 2018, con l'esibizione del presidente della Federtennis, Angelo Binaghi, a ruota sono arrivati tutti gli altri. E adesso, il club di Monte Urpinu ha avuto l'ok da parte del Comune per la realizzazione di altri due campi.

Il successo. Regole semplici, stesso punteggio del tennis, ma al turno di battuta, prima di colpire la palla, bisogna farla rimbalzare per terra. Niente servizi che lasciano il segno, ma astuzia, talento e occhio per angoli e rimbalzi, visto che il campo è una gabbia, chiuso da pareti di vetro utilizzabili nel gioco in pieno stile squash. Bastano quattro partite per acquisire le tecniche di base. Oggi giocano proprio tutti a padel. Il "virus", da tempo, ha contagiato campioni ed ex campioni dello sport: da Stefano Mocci, il più grande giocatore di tennis in Sardegna degli ultimi 25 anni, a Daniele Conti e Andrea Cossu ( gli ex giocatori del Cagliari per i pochi che non lo sapessero) che giocano sempre insieme. Anche Radja Nainggolan e l'allenatore del Cagliari, Rolando Maran, sono diventato due dei tantissimi appassionati. La scorsa estate, a Cagliari, durante le vacanze sono arrivati a giocare l'ex attaccante di Bari, Inter, Roma, Real Madrid, Sampdoria, Antonio Cassano, e l'ex ct della Nazionale Under 21, Luigi Di Biagio. Recentemente, appena un mese e mezzo fa, la Sardegna ha eletto i primi campioni sardi sotto l'egida della Fit: si tratta di Matteo Casula e Alessandro Cannavera, che hanno idealmente raccolto il testimone dei primi campioni sardi di padel (senza la Fit), Enrico Caddeo e Francesco Lai, che hanno vinto il titolo nel 1991 (superando Paolo Rachel e Sergio Repetto).

Donne e bambini. Personaggi famosi a parte, il padel è una disciplina che coinvolge tutti. Oggi è molto apprezzato anche da donne e bambini, adulti di mezza età, persone anziane. Essendo facile giocare, tutti vogliono provare. D'altronde, quando si comincia non ci si ferma più. L'aspetto particolare e caratteristico è che si può giocare con tutti, sia con chi ha più praticità, sia con chi ne ha di meno. Giusto per intendersi, per giocare a tennis, se non si vuole finire a trascorrere il tempo a raccogliere palline, occorre conoscere almeno i colpi base. Per il padel, invece, bastano poche partite e qualche lezione (ma non sono strettamente necessarie) per giocare e divertirsi. I Paesi leader di questo sport sono sicuramente la Spagna (dove il numero dei tesserati ha superato quello dei giocatori di tennis), l'Argentina, ma anche l'Italia, la Francia, la Svezia. Ma attenzione alla Sardegna. L'esplosione è quasi da record.
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