Il rapporto tra Michele Canini e il Cagliari non si è mai interrotto. D’altronde dopo 7 stagioni in rossoblù, l’esordio in Serie A nel 2005, il primo gol in campionato esattamente tre mesi dopo (28 agosto-28 novembre) e 176 presenze (condite da 2 gol) come sarebbe possibile?

L’esperto difensore, ora alla Cremonese in B, ha mantenuto un legame speciale con l’Isola e in particolare con i tifosi cagliaritani che ne hanno sempre apprezzato impegno e professionalità.

Poi l’amicizia con Davide Astori, compagno di tante battaglie in mezzo alla difesa (ben 5 le stagioni condivise con l’ex capitano viola), l’esperienza in Giappone al Tokyo Fc con Massimo Ficcadenti (allenatore in Sardegna per 2 anni) e tante altre piccole sfaccettature che ne fanno praticamente un sardo d’adozione.

Ora Michele vive a Cremona, dopo aver girovagato per mezza Italia, orgoglioso della sua squadra (con cui ha appena ottenuto la salvezza in cadetteria) e con l'aspirazione di proseguire la carriera al meglio. A 32anni ha ancora tante soddisfazioni da togliersi.

Michele, partiamo dalle fine: salvezza sudata, ma meritata, con la sua Cremonese...

"Sì, è stata una stagione complicata. Abbiamo fatto un girone d'andata eccezionale e devo dire che pensavamo di poter fare di più. Poi le cose sono peggiorate, una sconfitta dietro l'altra, ma questo gruppo è fatto di uomini veri. Questo ci ha permesso di uscire da una situazione difficile e mantenere la Serie B. Anche l'allenatore ha fatto il suo: quando c'è un cambio in panchina la scossa arriva quasi sempre".

L’Empoli è già stato promosso in A. Lei ha grande esperienza: chi le sembra più attrezzato per la promozione?

"Grazie per il complimento. Se devo essere sincero due o tre squadre si vedevano già ai nastri di partenza: voglio dire che avevano già un organico importantissimo. Penso all'Empoli, che poi ha dominato, o al Parma. Due rose di un certo tipo con attacchi importanti: Donnarumma, Caputo, Calaiò sono grandi bomber. Anche il Frosinone faceva paura con Dionisi e Ciofani che garantiscono sempre un tot di gol. Poi hanno avuto sfortuna e per il secondo anno consecutivo dovranno fare i playoff. Possono essere loro i favoriti per raggiungere le altre due in A, ma non sarà facile".

Condivide lo spogliatoio con Simone Pesce, uno che ha scritto pagine importanti in Sardegna con la Torres. Avete mai parlato della rivalità col Cagliari?

"Certo, mi ha detto. Lui era molto giovane quando è arrivato a Sassari e mi ha sempre confidato che la squadra era molto forte. Sono arrivati terzi, se non sbaglio, quando c'era lui e poi la società ha rovinato tutto. Non abbiamo approfondito molto l'argomento, ma so per certo che è stata un'esperienza importante per la sua carriera".

Il 17 aprile alla 36esima, il primo gol della stagione. Poi la dedica ad Astori: ci racconta questo momento?

"Davide era un ragazzo davvero speciale. Con lui ho sempre avuto un gran rapporto dentro e fuori dal campo. Eravamo compagni di reparto, compagni di stanza, amici. Hanno già detto molto su di lui".

Chi lo ha conosciuto ne parla solo bene. Ci vuole svelare un aneddoto della vostra amicizia?

"Posso solo aggiungere che fuori dal campo era la persona più brava del mondo, dentro il rettangolo verde un leone. Nelle precedenti settimane, e negli scorsi mesi, tutti hanno espresso un ricordo bellissimo su di lui: rispecchia esattamente quello che era. Ora purtroppo non c'è più, ma sono sicuro che i suoi insegnamenti e il suo modo di essere rimarranno per sempre nella mente di chi lo ha frequentato".

Il Cagliari ha ottenuto la salvezza. Ha sentito qualcuno in Sardegna?

"Ho seguito molto la Serie A. Non potevo fare altrimenti. Il Cagliari si è salvato meritatamente anche se ha sofferto un po' troppo. Facendo però un ragionamento a freddo, i rossoblù avevano una rosa superiore alle altre. Ho molto rispetto di chi è retrocesso, ma credo che la squadra di Lopez abbia ottenuto il suo traguardo con merito. Avevano dei valori tecnici superiori".

Cosa devono fare i rossoblù per mantenere la categoria senza soffrire così tanto?

"Difficile dirlo. Alle volte ci sono delle stagioni particolari che iniziano male e poi è complicato raddrizzarle. Loro sono riusciti e gli va dato merito per questo. Poi hanno giovani interessanti e, ripeto, valori tecnici di un certo tipo".

In questi giorni si sta parlando molto di Barella e Han in chiave mercato: dove possono arrivare?

"Stanno crescendo e Cagliari è l'ambiente giusto. Certo quando arrivano delle offerte importanti è difficile trattenere giocatori così forti. La società deve stare tranquilla, stesso discorso per i calciatori. Semplice: se una big vuole prenderli, li prende, non c'è nulla da fare. I sardi dovranno essere bravi a rimpiazzarli come hanno sempre fatto anche in passato. Poi se rimarranno ben venga".

Concludiamo con la squadra che lo ha lanciato nel grande calcio: l’Atalanta. Una crescita esponenziale negli ultimi anni...

"L'allenatore è stato fondamentale. Gasperini ha fatto, e sta facendo, un lavoro molto importante. Sono riusciti a diventare una delle prime squadre d'Italia, ma è una questione di annate. Il Cagliari, ad esempio, fino a due anni fa era una società molto simile. Non credo ci siano molte differenze: nel caso dei bergamaschi hanno fatto la differenza un gruppo di giovani molto interessanti e un grande allenatore".

Infine: lei ha giocato in Under 21 e qualche volta è andato vicino anche alla convocazione in Nazionale maggiore. Mancini è l’allenatore giusto per ripartire?

"Certamente è un allenatore di grande esperienza. Per crescere però l'Italia non ha solo bisogno del ct, bensì di strutture nuove e calciatori forti. Ora ci sono molti ragazzi interessanti, ma non basta: bisogna investire sulle giovanili e su tante altre cose. Concentrarsi solo sull'allenatore è troppo riduttivo".

Filippo Migheli

(Unioneonline)

I ROSSOBLU' RACCONTANO LA SALVEZZA:

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