La sua "Maledetta" abbiamo provato tutti a tirarla. Ma proprio tutti. Quella poesia di geometria e traiettoria, quel dolce e pennellato e micidiale calcio di punizione sono stati tecnicamente la più bella melodia del "Maestro". La più bella melodia di Andrea Pirlo.

Campione del Mondo del 2006, è nato a Flero (Brescia) il 19 maggio del '79. Centosettantasette centimetri di puro talento.

Gol, assist, geometria in mezzo al campo sono alcune delle doti che il 166 volte Azzurro ha messo in mostra sui campi di mezzo mondo, da quando in quel 21 maggio del 1995 Carletto Mazzone lo fece esordire con la maglia del Brescia.

Oggi, a San Siro, 23 anni, tanti trofei e prodezze dopo, Pirlo si ritira, giocando la sua ultima partita, assieme ad ex compagni, leggende del pallone, e amici. Ma anche davanti a tanti, tantissimi tifosi, legati alle sue magie, innamorati delle sue perle.

Magie iniziate nel ruolo di trequartista avanzato, poi trasformato in regista – manco a dirlo – da quel genio visionario del calcio di Mazzone.

Finito con la maglia della Beneamata, dal 1998 al 2001, non ha entusiasmato, tanto da essere mandato in prestito, a "farsi le ossa" - così si dice - prima alla Reggina e poi al Brescia dove giocava il "Divin Codino", Roberto Baggio.

La carriera di Pirlo ha la prima, vera, grande svolta quando passa dall'altra parte dei navigli, al Milan.

Acquistato nel 2001 dai rossoneri per 35 miliardi di lire più Drazen Brncic, complice l'infortunio di Gennaro "Ringhio" Gattuso accumula minuti preziosi.

Su insistenza dell'allora presidente del Diavolo, Silvio Berlusconi, Carlo Ancelotti inventa il famoso "Albero di Natale", quel 4-3-2-1 entrato nel mito, e che consentiva l'utilizzo in contemporanea di Pirlo, Seedorf e Rui Costa.

La stagione finisce con la vittoria della Champions League, nella finale tutta tricolore di Manchester contro la Juventus di Buffon e Del Piero e una Coppa Italia strappata alla Roma di Totti.

L'anno dopo i rossoneri si prendono il diciassettesimo scudetto della loro storia, mentre nel 2005, per la seconda volta, conquistano la finale della coppa dalle grandi orecchie, perdendola clamorosamente contro un Liverpool celestiale.

Mondiali del 2006. La Nazionale di Marcello Lippi è protagonista in Germania di una cavalcata incredibile che si conclude con la vittoria dell'Italia, ai danni della Francia.

Campioni del mondo, noi italiani, anche grazie a una delle prodezze del "Maestro", capace di confezionare l'assist per l'immortale gol di Grosso contro i tedeschi in semifinale.

Quell'estate, però, non è solo quella della vittoria iridata ma è anche quella di Calciopoli, che porta la Juve in B.

Il Milan è ai preliminari di Champions, e partendo da lì conquisterà il trofeo (il settimo della sua storia) prendendosi una grande rivincita contro il Liverpool, nella finale di Atene.

Da quel preciso momento in poi, per Pirlo inizia il declino in maglia rossonera, complice anche l'arrivo di Max Allegri in panchina che non vede il geometra tra i punti cardine della squadra.

Nel 2011 la Juventus lo acquista per rilanciarlo. Ed è subito scudetto sotto la guida di Antonio Conte.

Nell'estate del 2012, sempre in azzurro, Pirlo arriva in finale degli Europei dove però si deve arrendere alla Spagna.

Quando a pochi giorni prima del ritiro della stagione 2014/2015, Conte lascia la panchina della Vecchia Signora per passare il testimone a Max Allegri, tutti si interrogano sul futuro del centrocampista bresciano.

A sorpresa, però, Max e Andrea, instaurano un grande feeling che li porta alla finale di Champions, poi persa per mano del Barcellona.

Quella sconfitta, dolorosissima e sanguinosa, sancisce anche il suo addio dal calcio che conta.

Pirlo decide così di volare a New York City per deliziare le folle di oltre oceano, nel campionato di Mls, la lega calcistica statunitense.

Oggi, il giorno del suo addio al calcio.

Chiudete il sipario rosso, posate gli strumenti. Il "Maestro" ha finito di suonare.

Fernando Di Cristofaro

(Unioneonline)

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