Fuori il nuovo album di Antonio Francesco Daga, in arte Gionta, "Eyes of a desperate soul".

Un disco vario, ricco di influenze musicali, dal reggae alla dub, dall'elettronica al cantautorato, con elementi che vanno dal pop al tribale e testi che rappresentano un viaggio nell'intimità dell'autore e nel suo passato.

Classe 1995, due anni fa sotto lo pseudonimo Antonio F, Daga ha pubblicato Space monkeys, il suo primo EP. In questo progetto la voce era protagonista assoluta di ogni brano, realizzato interamente con la tecnica del "vocal looping", ossia sovra-incidere più tracce vocali per costruire un impianto armonico e strumentale completo.

"A differenza di Space monkeys - racconta - dove il viaggio immaginario veniva fatto all'esterno per osservare al meglio gran parte delle dinamiche umane, riflettendo su se stessi ciò che si andava ad imparare, Eyes of a desperate soul è l'immagine che il nostro subconscio presenta a noi stessi e - quasi automaticamente, ma non sempre - agli altri, un viaggio puramente introspettivo per un'anima che ha necessariamente bisogno di rinascere".

Nato a Sassari, Gionta vive in una piccola frazione di Alghero. Canta fin da bambino e oggi, dopo una forte maturazione musicale e una pandemia globale che ha immobilizzato il mondo dello spettacolo, è rinato sotto il nome di Gionta. Non soltanto uno pseudonimo, ma una parola ricca di valori, ricordi e vita vissuta. Gionta è infatti il cognome di suo padre, cognome che non ha mai potuto portare: "Una maniera 'romantica' - spiega - di prendere il cognome che non ho mai avuto e che dovrei in realtà possedere".

All’interno dell’album si potranno ascoltare anche le chitarre di Antonio Fortunato e il basso di Federico Morittu. Arrangiamenti, mix e master di tutte le canzoni sono di Mattia Uldanck (in arte Matyah).

(Unioneonline/D)
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